Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Vilasanità, Montanaro, Direttore Dipartimento Salute: durante la mia gestione la Puglia ha guadagnato 21 punti Lea

1.391

Vivilasanità – A colloquio con Vito Montanaro – Direttore Dipartimento Promozione Salute – Regione Puglia

Costruire un Sistema sanitario regionale al passo con i tempi

Durante la mia gestione la Puglia ha guadagnato 21 punti Lea

 

Perché il Presidente Emiliano l’ha riconfermato come Direttore del Dipartimento Promozione Salute? Forse perchè è stimato, perchè ha svolto bene il suo lavoro? 

“Il Presidente Emiliano è una persona di rara intelligenza. Non fa sconti e chi lavora bene con lui viene premiato. Il Presidente Emiliano che è anche vicepresidente della Conferenza delle regioni, non può permettersi di fare errori, con un ruolo nazionale che è ancora più impegnativo. Così come stiamo facendo per la campagna vaccinale, in cui la Puglia, risulta tra le prime regioni italiane ad aver somministrato più vaccini. La scelta di confermarmi come Direttore del Dipartimento, ritengo sia stata determinata dai risultati. Nei due anni della mia Direzione, la Puglia, ha fatto dei passi in avanti e la notizia di queste ore, racconta che la nostra regione ha raggiunto 193 punti Lea,   aggiungendone altri 4, addirittura durante la fase del covid. Quando, nel 2015, il governo Emiliano, ha cominciato la sua prima avventura, i Lea avevano un punteggio di 155. Siamo passati in pochi anni da 155 a 193 punti Lea. Sono tanti. La Puglia dal 2015 al 2019 ha guadagnato 18 punti Lea. Durante la mia gestione ne ha guadagnati 21.  Con questi risultati siamo riusciti a portare a casa la liquidazione di due saldi del Fondo sanitario nazionale. Per un ammontare complessivo di poco più di 400milioni di euro. Che erano bloccati per il mancato raggiungimento dei punteggi Lea”. 

Con la liquidazione del saldo di 400 milioni, la realizzazione dei nuovi ospedali e i fondi previsti dal PNRR, la Puglia potrà davvero ammodernare la rete ospedaliera e offrire migliori servizi ai cittadini? 

“I 400 milioni non potranno essere utilizzati come investimento ma, ad esempio, per assumere nuovo personale, pagare i fornitori etc.. 

La nostra capacità dovrà essere quella di costruire un Sistema sanitario  regionale al passo con i tempi. Il covid ha tracciato un solco tra ciò che eravamo e ciò che dovremo essere.  Dovremo riprogrammare il futuro, che passa attraverso ospedali nuovi, non solo di nuova costruzione. Ma di vecchi ospedali  ristrutturati, riorganizzati,  per il nuovo modello del Sistema sanitario regionale che abbiamo pensato. I territori vanno ammodernati dal punto di vista della organizzazione, della erogazione dell’assistenza sanitaria. Il percorso della prevenzione degli screening va rivisto. L’ospedale dovrà tornare a fare solo l’ospedale e lavorare solo per i ricoverati. Il territorio dovrà lavorare mattina e pomeriggio con prestazioni ambulatoriali sia di tipo specialistico che di tipo strumentale e il percorso degli screening si dovrà arricchire di un modello organizzativo, che non consenta di sovrapporsi con il percorso delle prestazioni ambulatoriali. Se sei in età screening e il sistema sanitario regionale che ti comunicherà quando, a che ora e in che luogo, dovrai recarti per effettuare lo screening! Per fare tutto questo dovremo avere non solo una nuova organizzazione in termini di capitale umano, ma anche strutturale”.

Cosa si prevede per i  nuovi ospedali? 

“Ne stiamo costruendo cinque.   Monopoli-Fasano, Taranto, tra poco saranno avviati  i lavori per i nuovi ospedali del Basso Salento e di Andria. Attualmente sono nella fase di progettazione esecutiva. Ed infine stiamo per attivare la conferenza di servizio, per l’avvio della progettazione dell’ospedale dell’area  Bari, nella zona di Molfetta-Bisceglie. Il nostro obiettivo è di avere grandi ospedali moderni,  che con la logica dei cerchi concentrici, servano bacini di utenza di si uguali dimensioni,  secondo i livelli di assistenza richiesti. Il modello organizzativo della provincia di Foggia,  non può essere lo stesso modello organizzativo di un ospedale della provincia di Bari o di Lecce. La nostra idea è di dare una missione ad ogni ospedale. I grandi ospedali dovranno essere in grado di affrontare le emergenze, la cosiddetta medio-alta complessità. I piccoli ospedali dovranno invece essere  pronti a svolgere un’attività di medio-bassa complessità. Dovranno operare come strutture in cui si dovrà programmare le attività, governando ed indirizzando la domanda di salute. La nostra idea è  quella  di correlare ad ogni ospedale di base, un Presidio Territoriale Assistenziale ( PTA), dotato di sale operatorie.  Questo consentirà di gestire al meglio i quartieri operatori e di recuperare gli interventi chirurgici arretrati a causa della pandemia. Dobbiamo correre, perchè bisogna dare una risposta assistenziale a coloro che non l’hanno avuta,  in questo ultimo anno e mezzo”. 

Direttore manterrà l’impegno assunto con gli stakeholder del Ssr di avviare l’utile confronto, sulla governance della spesa?

“Assolutamente si. Anche perchè è utile confrontarsi con coloro che lavorano per fornire beni e servizi al Ssr. Nel convincimento che ciascuna delle parti ha un ruolo non di contrapposizione ma di collaborazione. Siamo due pezzi dello stesso sistema.  Quando ci si siede al Tavolo con principi etici e morali solidi, che tu sia il compratore o tu sia il venditore, non è un problema. L’esigenza fondamentale è quella di avere ben chiaro quali sono i principi, sulla base dei quali ognuno  deve sedersi al tavolo per confrontarsi,   per cercare di fornire il meglio ai nostri assistiti, di spendere al meglio le risorse finanziarie assegnate.  credo che sia un momento di maturità del Ssr, verso il quale dobbiamo tendere”.   

La Puglia sta andando verso la zona bianca, sembra che il peggio sia passato?

“Il peggio è passato ma dobbiamo sempre tenere alta la guardia. Con le varianti, non si può mai ipotizzare, che, esse, non ti creino disagio. Per cui bisogna sempre rispettare le regole di base: il distanziamento, l’uso della mascherina,   l’igiene personale. Amo sempre ripetere che la mascherina vale quanto un vaccino. Il giorno in cui tutti quanti saremo vaccinati, probabilmente potremo cominciare a parlare di abbassamento del livello di guardia”. 

In Puglia, l’immunità di gregge quando si potrà raggiungerla? 

“Fino ad oggi abbiamo somministrato vaccinazioni complete per circa un milione  e700mila pugliesi. Il dato più rilevante è che abbiamo vaccinato la popolazione più fragile, con comorbilità, che include soggetti con malattie rare, gli ultrasessantenni, insomma i pugliesi che hanno maggiori problemi e più vulnerabili. Raggiunto questo obiettivo, tutti i soggetti che si sono contagiati sono tutti nella fascia 30-50 anni. E’ la dimostrazione che il vaccino funziona.  Ritengo che l’immunità di gregge la raggiungeremo tra agosto e settembre, quando avremo vaccinato la maggioranza dei pugliesi. Con l’apertura della vaccinazione ai soggetti giovani, fascia compresa tra 12 e 15 anni, copriremo  una larghissima fascia di popolazione. Il nostro target iniziale era di vaccinare 3 milioni di pugliesi su circa 4 milioni di abitanti e così copriremo il 75% della popolazione. Tra settembre e ottobre raggiungeremo una percentuale ancora più alta”

 

 

Durante la fase pandemica, soprattutto quando i casi aumentavano costantemente, ha mai pensato che potessimo essere sull’orlo del precipizio?

“Nel primo periodo della pandemia la paura era determinata dall’ignoto. Ma la strategia messa in campo credo sia stata quella giusta. L’attivazione di una Task Force che ha definito protocolli operativi rigorosi, un’adeguata rete dei posti letto covid, l’attivazione delle USCA,  ma anche i lockdown imposti dalle scelte nazionali, hanno aiutato a superare la prima ondata. Invece  la seconda e soprattutto la terza ondata sono state davvero violente. Dire che non abbiamo avuto paura sarebbe sbagliato. Dire che la paura, per noi, è stato un sentimento negativo è altrettanto sbagliato. Certo, avevamo il timore, che il virus potesse sopraffarci, perchè avevamo, nei nostri occhi quello che era successo nella prima fase.  Nel contempo, l’aver costruito una organizzazione in grado di contrastare il virus, il rispetto delle  regole da parte dei pugliesi e la somministrazione dei vaccini, ci hanno consentito il superamento della fase più acuta. L’aver avuto paura ci ha spronati a muoverci ed organizzarci con più impegno, considerando ogni minimo dettaglio. Con orgoglio  possiamo dire, che, i direttori generali sotto la guida del Dipartimento Salute, sono stati in grado di fornire un posto letto a chiunque ne abbia avuto bisogno”.

Dal 24 Maggio gli ospedali sono tornati alla normalità con la possibilità di erogare prestazioni non covid ai pazienti pugliesi.  Ci sarà da recuperare le lunghissime liste di attesa?

“Sono migliaia le prestazioni non erogate negli ultimi quindici mesi. Abbiamo avviato una prima ricognizione delle liste d’attesa. Dal 24 maggio,  fino ad oggi, sono passati pochi giorni e il dato non è molto indicativo,  rispetto al numero delle prenotazioni arretrate. Al 30 aprile  sono state rilevate 435 mila prenotazioni ambulatoriali di cui 365mila (84%) prenotate nei tempi previsti dal DM,  sul monitoraggio dei tempi di attesa. L’obiettivo che ci poniamo è correlabile al finanziamento  per abbattimento delle liste di attesa che il Governo ha messo a disposizione con due provvedimenti: uno dello scorso anno con 31 milioni di euro, di cui 8 già utilizzati e il residuo potremo utilizzarlo quest’anno e con l’ultimo decreto, sono stati stanziati 500milioni di euro, di cui alla Puglia toccheranno 30-35 milioni e per cui stiamo parlando di risorse complessive, per circa 50 milioni di euro. Risorse che potranno essere utilizzate per recuperare le prestazioni non erogate. Noi non vogliamo più parlare di abbattimento delle liste d’attesa,  ma di recupero  dell’attività sanitaria, che ti da l’idea che l’arretrato, non è stato accumulato, perchè siamo stati incapaci, ma non abbiamo potuto erogare prestazioni sanitarie a causa del covid. L’obiettivo è quello di organizzare l’ospedale e il territorio, perchè a ciascuno dei due pezzi fondamentali del Sistema sanitario regionale, sia consentito di assolvere alla propria missione. Durante la fase del covid abbiamo assunto 8mila professionisti,  che si sono aggiunti al nostro plotone dei dipendenti del Servizio sanitario, che storicamente è di 45mila.  Tutto questo dovrà passare attraverso una pianificazione di erogazione delle attività ambulatoriali, sia strumentali che specialistiche, su turni da 12 ore, in modo da sfruttare al massimo ogni punto di erogazione, condividendo il percorso di riorganizzazione del lavoro con le organizzazioni sindacali”.  

In questa lunga esperienza di emergenza sanitaria, di quanto si sia arricchito professionalmente e umanamente? 

“Nella mia vita professionale ho sempre fatto esperienze entusiasmanti e in pochissimi mesi ho maturato un’esperienza, che altri,  hanno maturato in anni di lavoro. Da un punto di vista umano è stata un’esperienza molto impegnativa. Ho misurato anche la mia capacità di essere leader. Essere il direttore del Dipartimento,  in questa fase ha significato che ogni scelta doveva essere credibile e autorevole. L’autorevolezza l’ho acquisita sul campo, coordinando un gruppo di professionisti straordinario. Con le direzioni strategiche c’è stato uno scambio di utili informazioni, che hanno portato a migliorare le risposte da dare agli assistiti. L’approccio alla soluzione condivisa dei problemi  ha consentito ai professionisti impegnati con me, nel Dipartimento salute, di uscire dalla fase più acuta. Per raccontarla con una trasposizione cinematografica, mi viene in mente  il film  Apollo 13. La necessità di salvare la vita agli astronauti, riportandoli a terra, ha reso necessario il ricorso alla capacità creativa degli ingegneri che seguivano le sorti della navicella dalla cabina di comando della NASA. Affrontarono e risolsero il problema imprevedibile all’impianto dell’ossigeno, utilizzando gli “attrezzi disponibili”, sotto una fortissima pressione emotiva. Ovviamente riuscirono a riportare a terra, gli astronauti sani e salvi. Noi abbiamo vissuto una esperienza simile. Il nostro Ssr, come spesso ha detto il Presidente Emiliano, aveva poco personale rispetto agli altri, pochi ospedali rispetto agli altri, poche risorse finanziarie rispetto agli altri. Con queste tre componenti che in partenza apparivano negative,  siamo stati capaci di mettere in piedi un sistema di contrasto alla pandemia, che ci ha consegnato il sentimento di essere orgogliosi di noi stessi e  il messaggio di essere stati capaci con pochi attrezzi di fare di più e meglio, di superare tutte le emergenze e di essere pronti a raccogliere, con più mezzi, più risorse, più personale la sfida per il futuro”.

 

Per leggere Vivilasanità

 

Cliccare qui

 

Periodico Vivi La Sanità

Comments are closed.