Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Pronto soccorso, dopo i tagli scende il numero di accessi

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(Gazzetta del Mezzogiorno – Massimiliano Scagliarini) – Gli accessi ai pronto soccorso sono diminuiti dell’1%, passando da 1.256.000 del 2016 a 1.243.000 dello scorso anno. È un dato che letto così vuol dire poco, anche perché si potrebbe frettolosamente attribuire alla chiusura di Grottaglie. In realtà, l’analisi dell’andamento del sistema dell’emergenza mostra altre sorprese se si guarda il livello provinciale: a fronte di territori (Lecce e Foggia) dove i numeri sono rimasti sostanzialmente identici, ce ne sono altri che crescono (Bari) ed altri ancora dove i pronto soccorso invece si svuotano: Brindisi (-7,42%) e Taranto (-9,23%).

Teoricamente gli accessi dovrebbero rimanere stabili anno dopo anno, ma questo non tiene conto dell’appropriatezza: il calo è virtuoso se elimina richieste inutili, l’aumento è proficuo se salva vite e se risponde a necessità precise. Questo tipo di analisi però richiedono l’incrocio di dati che sono disponibili a distanza di molto tempo. E dunque ciò che si può dire oggi è che dopo il riordino di Emiliano la Puglia ha compattato l’emergenza, non avendo più ospedali singoli con meno di 6mila accessi l’anno (la soglia minima secondo il Dm 70). È questo è vero soprattutto in provincia di Brindisi, dove la dismissione di Fasano e San Pietro Vernotico (Mesagne arriverà presto) spiega da sola i 10mila accessi complessivi in meno registrati nel 2017: segno che, evidentemente, solo una piccola parte dei pazienti aveva davvero una necessità urgente.

La stessa cosa dovrebbe avvenire anche a Bari, dove però Triggiano (che dovrebbe diventare sede del centro risvegli) è ancora aperto. Ma a Bari è nato anche il nuovo pronto soccorso privato della Mater Dei, che nel 2017 ha totalizzato 19mila interventi contro i 6.623 dell’anno prima (ha aperto il 1° agosto 2016): con questi numeri è la sala emergenza più costosa della Puglia, visto che gli interventi del 2016 sono costati 7,6 milioni (pari a 625mila euro al mese più i 4,5 milioni per i ricoveri extratetto già chiesti alla Asl), dunque 1.100 euro per ogni paziente. E comunque, mentre il Policlinico di Bari ha ridotto gli accessi (da 121 a 115mila) così come il Di Venere (da 52.500 a 51.800), il San Paolo (cui afferiscono anche Terlizzi, Molfetta e Corato) è cresciuto da 102.900 a 104.800. Nel complesso, in provincia di Bari gli accessi sono saliti da 397.900 a 408mila.

Detto di Lecce (dove i numeri sono rimasti esattamente gli stessi del 2016) e Foggia (dove c’è stata una diminuzione di 1.000 accessi), resta il caso Taranto. Qui, come detto, la chiusura di Grottaglie ha portato a eliminare i 9.600 accessi registrati nel 2016. Quella del Moscati, invece, è riflessa nella diminuzione da 83.500 a 72.500 degli accessi al Ss. Annunziata, cui il secondo ospedale di Taranto era collegato dal punto di vista amministrativo. Una parte dei pazienti si potrebbe essere spostata su Martina Franca (che passa da 27.800 a 29.700 accessi), mentre difficilmente le due chiusure possono spiegare l’aumento di affluenza su Castellaneta (da 23.900 a 26.700). I tagli, in ogni caso, hanno portato nel complesso a diminuire i numeri totali da 170.000 a 154.000. E questo senza tenere conto della qualità dell’assistenza.

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