Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

PRESUNTI ERRORI E FATTURE NON PAGATE. GLI STRANI RECORD DELLA SANITÀ CALABRESE

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GIUSEPPE SCOPELLITI – GOVERNATORE CALABRIA

 Immagini tradizionali e magari un po’ stereotipate. La sanità “sana” della Lombardia, del Veneto, della Toscana, quella complessa del Lazio, quella terremotata della Campania, quella sofferente del Molise. E la Calabria, per la quale il governo ha appena spedito a Reggio un nuovo subcommiossario? Molte ombre e allarmanti record nazionali. La sanità calabrese, con un disavanzo che dal 2000 a fine 2010 ha superato i 1.046 mln di euro, vanta il maggior il maggior numero di segnalazioni di presunti errori sanitari: 89 tra casi di presunti errori (75 con 60 morti) e criticità di altro tipo. Con 700 giorni di ritardo per il pagamento ai fornitori: si vai dai 778 per i prodotti biomedicali ai 674 giorni per i farmaci. Sono solo alcune delle criticità emerse dalla relazione sulla sanità della Regione Calabria, frutto di due anni di indagini della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari e le cause dei disavanzi sanitari regionali, presieduta da Leoluca Orlando, e presentata oggi a Roma.

La relazione è stata approvata all’unanimità. «Una “fotografia” che mostra la gravità della situazione calabrese – sottolinea Orlando – segnata da pesanti carenze nella cultura dei dati e della trasparenza, e da una gestione contabile opaca. Emerge soprattutto il numero molto alto di presunti errori sanitari», un record nazionale, che vede fra le vittime in molti casi donne e bambini, «tanto che non basta chiedersi chi sia il responsabile ma se e quali ragioni organizzative e gestionali favoriscano il rischio che certi episodi si ripetano». La relazione è stata inviata al governatore Giuseppe Scopelliti, «dal quale abbiamo registrato un impegno al cambiamento. La Commissione verificherà – assicura Orlando – se questo verrà fatto. L’unanimità raggiunta conferma la serietà e la completezza della relazione, nonchè il profilo istituzionale dell’inchiesta svolta. Ma anche la gravità della situazione e l’importanza del rispetto del diritto alla tutela della salute e delle professionalità che vengono spesso mortificate da anomalie funzionali e organizzative in cui si trovano a operare». Il dossier esamina gli anni 2000-2010, arrivando in certi casi all’aprile 2011. «In questo periodo sono state registrate crescenti anomalie organizzative e gestionali». Dal punto di vista dei servizi sanitari, la Commissione rileva la presenza di «troppi ospedali, con una rete non razionale e gravi inappropriatezze nell’utilizzo delle risorse: un tasso di ospedalizzazione troppo alto, per sopperire molto spesso alla carenza di risposte assistenziali alternative, in strutture di lungodegenza. E ancora, un elevato numero di dirigenti medici rispetto agli operatori del comparto».

In Calabria, a fronte di 2.010.000 di abitanti, ci sono 14.869 medici. Con una spesa annua di 1.481 euro per abitante. «A fronte di ciò la mobilità sanitaria esterna e interna alla regione è da record. E in molti casi i presunti errori sono relativi a pazienti costretti a trasferirsi in più ospedali» Guardando alle criticità del servizio sanitario, Orlando sottolinea «la notevole inerzia nell’adozione di provvedimenti disciplinari nei confronti dei responsabili dei presunti errori». Il dossier evidenzia come «in molti casi, da parte delle aziende sanitarie e ospedaliere, ci si è trincerati dietro la mancanza di strumenti contrattuali intermedi tra l’inerzia e il licenziamento». Tra le molte note dolenti: carenze nella gestione dell’emergenza e dell’elisoccorso, nella prevenzione del rischio di infezioni, debolezze del percorso nascita e dell’urgenza-emergenza pediatrica. La Commissione punta il dito su dati contabili e di bilancio «inaffidabili, sulla carenza di un sistema di controllo, sull’eccessivo ricorso alle anticipazioni di cassa». E ancora: sulla disarmonia tra programmazione annuale e budget, sulle illegittimità nell’acquisto dei farmaci, «a volte scaduti senza essere mai stati usati, sulla mancata utilizzazione di apparecchi sanitari, acquistati a caro prezzo e divenuti obsoleti». Inoltre: pagamento di fatture riferibili a operazioni inesistenti, ritardato pagamento ai fornitori che supera i 700 giorni e illegittimo conferimento di incarichi e consulenze. Inoltre la Commissione evidenzia anche «l’eccessiva onerosità dell’advisor scelto dal Governo»: la Regione ha corrisposto a Kpmg un milione e mezzo di euro. «Oggi finalmente possiamo contare su numeri e cifre certificati, un elemento importante per pianificare una riorganizzazione», scrive la Commissione. Nel “’mirino”, in particolare, circa 20 strutture ospedaliere di piccole dimensioni, «particolarmente inappropriate». Inoltre il sistema dell’emergenza-urgenza appare obsoleto e poco coordinato, ma anche utilizzato in modo inappropriato. Insomma, negli anni «si è sviluppata una gestione non corrispondente agli standard nazionali, caratterizzata dal prevalere di interessi particolaristici, dalla mancanza di cultura del dato, dall’assenza dell’amministrazione corretta della spesa». Con responsabilità «difficili da individuare con precisione». «Costituisce motivo di allarme e conferma di pericolosi condizionamenti malavitosi, facilitati da mancanza di trasparenza, la circostanza che gli organi amministrativi di alcune aziende sanitarie siano stati sciolti per infiltrazioni mafiose». Una situazione che richiede «un cambiamento radicale della gestione della cosa pubblica». Una cura non più derogabile. «I calabresi hanno pagato sulla loro pelle la situazione della sanità – afferma Massimo Polledri, della Commissione – E l’attività della magistratura è risultata negli anni poco incisiva. Ma ora ci sono elementi di speranza». La Commissione rileva infine l’impegno del governo regionale. «Ora la relazione verrà trasmessa al presidente della Camera, con la richiesta di fissare una seduta dell’Assemblea per far conoscere ai colleghi quanto emerso. Contatterò Scopelliti – aggiunge Orlando – per illustrargli il dossier e studiare un modo di presentarlo agli stessi operatori calabresi. La malattia della sanità in Calabria è grave, e la cura è una rigorosa applicazione del Piano di rientro. Con un sistema che promuova la professionalità e garantisca finalmente il diritto alla salute». La sfida? «Far crescere la fiducia dei cittadini nel servizio sanitario: per farlo – conclude – il primo passo è smettere di nascondere la polvere sotto il tappeto.

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