Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

ASSISTENZA PROTESICA BLOCCATA DALLA BUROCRAZIA

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Per avere a casa una carrozzina elettrica possono passare anche due mesi. Un cittadino può arrivare, dalla prescrizione al collaudo di un ausilio protesico, fino a 10 passaggi presso uffici e sedi della Asl o di ditte fornitrici. E ancora, per un ventilatore polmonare quasi 1 cittadino su 5 (18%) attende solo cinque giorni, ma all’estremo opposto sempre un 18% di pazienti aspetta oltre i 60 giorni. Tempi lunghi, eccessiva burocrazia e diritti disomogenei di Asl in Asl sono dunque i principali ostacoli per i cittadini che necessitano di protesi e ausili per la cura della loro patologia.

A fare il punto sui diritti delle persone particolarmente fragili, spesso curate a domicilio, è il I Rapporto sull’Assistenza protesica ed integrativa dal titolo «Percorsi critici, qualità della vita e buone pratiche», presentato oggi a Roma da Cittadinanzattiva.

«E’ necessaria una regolamentazione delle prestazioni di assistenza territoriale per garantire appropriatezza e qualità dei dispositivi e di pari passo un uso ottimizzato delle risorse. Il Rapporto realizzato col sostegno di Assobiomedica dimostra quello che la nostra Associazione chiede da tempo, ovvero delle riforme strutturali che vadano incontro alle esigenze di salute dei cittadini e che non guardino solo alla riduzione dei costi», ha detto il direttore generale dell’associazione, Fernanda Gellona.
«La politica dei tagli generalizzati – ha dichiarato – tende a penalizzare primo fra tutti il cittadino e la manovra purtroppo continua a perseguire questa visione che non offre soluzioni strutturali, ma rischia di incidere negativamente sulla qualità delle prestazioni e di impedire l’accesso dell’innovazione tecnologica. Oggi per cercare soluzioni a questo problema sono le stesse aziende produttrici di dispositivi medici che, come emerge dal rapporto, sono vicine al paziente per soddisfarne i bisogni. E la politica degli acquisti centralizzati non fa che aggravare la situazione».

Tra gli obiettivi dell’indagine, quello di fare una ricognizione mirata sui diritti di persone particolarmente fragili, spesso curate a domicilio, come soggetti con mielolesioni gravi, costretti su sedie a ruote, persone che soffrono di incontinenza, portatori di stomie, persone anziane o allettate sofferenti per questo di ulcere cutanee. Emergono aspetti «che meritano attenzione – sostengono i promotori – e azioni mirate da parte di cittadini, operatori, professionisti e istituzioni del mondo della sanità».

 

Dal rapporto emerge che il servizio protesi e ausili delle Asl interviene con una pura finalità autorizzativa, a valle di una prescrizione emessa da uno specialista. Il servizio, in un certo senso, si limita ad “apporre un timbro”, ma con tempi e disagi notevoli per il cittadino, il quale ha bisogno di essere orientato, informato, assistito e guidato: come si dice in gergo, “preso in carico”.

Si rileva anche una grande eterogeneità nei modi di erogazione del servizio tra territori diversi, anche tra Asl della stessa Regione o perfino tra uffici della stessa Asl collocati in distretti differenti problemi che richiedono, dice cittadinanzattiva, una maggiore informatizzazione. Nonostante questo, il 71% dei cittadini ritiene che complessivamente l’assistenza nei propri confronti sia stata adeguatamente “personalizzata” da parte della asl (specie al nord ovest).

L’erogazione di ausili avviene «in un sistema con caratteristiche anacronistiche – commenta Cittadinanzattiva – perché il nomenclatore é fermo al 1999 e quindi non é adattato né alle innovazioni tecnologiche né ai prezzi di mercato, con la conseguenza di non consentire facilmente l’autorizzabilità di prodotti nuovi o di prevedere tariffe inadeguate (in alcuni casi troppo basse, con effetti penalizzanti sulle aziende fornitrici, o in alcuni casi troppo alte, con la conseguenza che il ssn può pagare più di quanto pagherebbe il cittadino se andasse a comprarsi da solo lo stesso dispositivo)».

I piani sanitari regionali, secondo il rapporto, spesso dedicano poco spazio a questo tema, indicando mere azioni di contenimento dei costi, o riportando principi generali di miglioramento dell’assistenza che non trovano però concreta definizione di azioni e strumenti precisi, tranne in alcune regioni più attente tra cui piemonte, lombardia, emilia-romagna, toscana, umbria. molte figure non coordinate. Un altro aspetto interessante é che il settore dell’assistenza protesica e integrativa vede la presenza di molti attori, ma all’interno di un quadro non governato: chi prescrive non é responsabile della fornitura e non segue le fasi di erogazione e utilizzo del dispositivo; chi autorizza, non vede il paziente, chi acquista i dispositivi si basa su quanto richiesto ignorando comunque le esigenze di chi deve realmente utilizzare i prodotti, chi produce e fornisce i beni vuole garanzie di accesso al mercato e tempi di pagamenti certi e riversa sui prezzi i tempi di pagamento; chi sostiene i costi vuole contenerne l’incidenza sul bilancio, sia esso aziendale o regionale. «In tutto questo – si chiede Cittadinanzattiva – chi si occupa del cittadino?».

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