Giornata della Memoria, i medici si uniscono all’appello dei giudici: “Riscopriamo la pietà”
In occasione della Giornata della Memoria, il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, ha voluto lanciare un messaggio forte al Governo, ai Medici e a tutti i cittadini. Eccolo, di seguito.
«Oggi è la Giornata della Memoria, nella quale la nostra Repubblica ci invita alla riflessione ‘su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere’. ‘Meditate che questo è accaduto’, ci ammoniva Primo Levi. E potrebbe succedere ancora, se dimentichiamo. Se dimentichiamo la storia; se dimentichiamo di essere umani, nella doppia accezione del termine, che indica insieme la natura di portatori di diritti, di razionalità, di libertà, di sentimenti, e di esseri limitati. Erano uomini i deportati nei campi di concentramento, erano uomini i decisori responsabili dello sterminio; erano uomini tutti coloro che non fecero nulla per impedirlo, perché non ne avevano le possibilità, per indifferenza, per inconsapevolezza, per la ‘banalità del male’.
Noi oggi siamo qui a parlare come uomini, come medici, come custodi di quei diritti che la nostra Costituzione indica come fondamentali, che il nostro Codice di Deontologia e la Legge istitutiva del nostro Servizio Sanitario nazionale tutelano. Diritti che non sono solo dei cittadini italiani. Diritti che sono stati riconosciuti e dichiarati ‘universali’ e ‘umani’ due anni dopo l’apertura dei cancelli di Auschwitz, che oggi siamo qui a ricordare. Ieri, aprendo l’anno giudiziario, il Procuratore Generale di Torino, Francesco Saluzzo, riferendosi ai migranti, ha affermato che ‘la pietà è morta, almeno quella declinata nel suo senso laico’.
Ci uniamo al suo richiamo, a quello a non dimenticare del Presidente della stessa Corte d’Appello, Edoardo Barelli Innocenti, a quello dei 60 giudici dell’Emilia Romagna che hanno sottoscritto un testo che richiama le parole di Don Ciotti, “dobbiamo insorgere quando vengono violati i più elementari diritti umani (…) Il primo grande naufragio è quello delle nostre coscienze”.
Come medici, come cittadini, come persone dobbiamo riscoprire la pietà: una pietà che non è pietismo, una compassione che, lungi da ogni accezione di superiorità, di paternalismo o persino di disprezzo, significa riconoscere nell’altro la comune natura umana, il comune sentire, i comuni diritti. Una pietà che è fondamento stesso della cura, di quei doveri del medico alla ‘tutela della vita, della salute psico-fisica, al trattamento del dolore e al sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera’, che affondano le loro radici nel diritto a esercitare la professione in autonomia e indipendenza.
Come Rappresentanti di un Ente sussidiario dello Stato, non possiamo infine esimerci dal rilanciare tale appello al nostro Governo. Le politiche per la sicurezza dei cittadini sono giuste e sacrosante, così come quelle volte a combattere chi lucra sulla disperazione, come scafisti, schiavisti, trafficanti di uomini, e così come necessarie e urgenti sono politiche che, a livello europeo, regolino l’accoglienza ai migranti. Queste politiche, però, non possono non tener conto di quei principi di umanità, di dignità e libertà che riconoscono l’altro come persona. Un Governo che tiene conto di questi principi, lungi dall’essere un Governo debole, è un Governo forte è giusto, in grado di riconoscere in ogni persona, prima ancora che un suo cittadino, un uomo».
Comments are closed.