Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Sanità, Corte dei Conti: Preoccupa la ipotizzata forte riduzione di personale

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“La diminuzione degli addetti rischia di incidere sull’erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni e sulla qualità dei servizi resi”.

 

“Preoccupa la ipotizzata, forte riduzione di personale, anche in relazione al tempo occorrente per l’assunzione di nuovo personale, con particolare riferimento a quei settori come la sanità e le forze di polizia in cui la diminuzione degli addetti rischia di incidere sull’erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni e sulla qualità dei servizi resi”.

 

Così la Corte dei Conti in audizione presso le Commissioni congiunte bilancio del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, nell’ambito delle audizioni preliminari all’esame del Def 2019. “Nel 2018, la spesa sanitaria – evidenzia la Corte dei Conti – ha raggiunto i 115,4 miliardi, inferiore di poco meno di un miliardo a quanto previsto lo scorso settembre nella Nota di aggiornamento al DEF (116,3 miliardi) e, seppur limitatamente, anche all’importo prefigurato nel DEF 2018 (115,8 miliardi).

 

Tale risultato beneficia, tuttavia, di una crescita, più contenuta delle attese, della spesa per redditi da lavoro a ragione dello slittamento al 2019 di parte dei rinnovi contrattuali scontati nel precedente quadro di previsione: a consuntivo, i redditi da lavoro sono cresciuti del 2,5 per cento invece dell’4,4 per cento inizialmente previsto nel DEF 2018.

 

Sostanzialmente in linea con le stime è la spesa per consumi intermedi (+1,7 per cento), ma con andamenti molto diversi nelle sue principali componenti: la spesa per farmaci aumenta del 6,5 per cento, mentre le altre voci flettono di poco meno dell’1 per cento”. Per quanto riguarda la spesa farmaceutica ospedaliera la Corte rileva “Ampiamente superato anche quest’anno il tetto alla spesa farmaceutica ospedaliera in tutte le regioni, con una eccedenza rispetto all’obiettivo di oltre 2,2 miliardi.

 

Le altre componenti di costo registrano invece un netto calo (-7 per cento, ben superiore a quanto previsto, -1,3 per cento). Maggiori sono anche gli acquisti di beni e servizi da operatori market, in crescita rispetto al 2017 del 2,1 per cento contro lo 0,7 per cento stimato inizialmente (tra il 2013 al 2017 la variazione è stata in media di poco superiore allo 0,1 per cento all’anno).

 

Un aumento dovuto alla crescita dell’onere per assistenza medico generica e specialistica (in aumento rispettivamente del 2,2 e del 3,2 per cento) per l’imputazione nel 2018 degli arretrati relativi al rinnovo delle convenzioni, e per “altra assistenza” (riabilitativa integrativa…) che segna nel complesso una variazione superiore al 10 per cento. In flessione sono, invece, gli importi corrisposti per l’assistenza ospedaliera in case di cura od ospedali privati (-2 per cento) e continua a ridursi la spesa per farmaci in convenzione, che risente delle misure di contenimento disposte dalla normativa e dell’operare del tetto di spesa.

 

Sulla base dei risultati del 2017 e 2018 vengono, poi, definite le previsioni del settore per il prossimo triennio. Nel 2019 la crescita complessiva è stimata del 2,3 per cento. L’andamento è guidato dalla spesa per redditi da lavoro e per beni e servizi prodotti da produttori markets (entrambi in aumento del 2,7 per cento).

 

L’incremento dei redditi è collegato al completamento dei rinnovi contrattuali, in parte reso meno rilevante dall’impatto sul settore della riforma del sistema pensionistico destinata ad interessare il comparto con una accelerazione dei pensionamenti. Ai rinnovi delle convenzioni è da ricondurre la crescita particolarmente sostenuta della spesa per assistenza medico generica (+5,7 per cento).

 

Molto più contenuti gli incrementi previsti negli anni successivi (+1,6 per cento nel 2020 e 1,4 nel 2022). A fine periodo la spesa sanitaria è prevista collocarsi al 6,4 per cento del Pil. L’incidenza sulla spesa primaria corrente passa dal 15,8 per cento al 15,6 Ancora una volta, i risultati del 2018 testimoniano i progressi registrati dal sistema sanitario in termini di controllo della spesa.

 

Un risultato cui hanno contribuito, oltre alle varie misure adottate in questi anni (dal blocco delle retribuzioni, ai tetti alla spesa, alla centralizzazione degli acquisti, alla ristrutturazione della rete ospedaliera), il potenziamento dei flussi informativi e l’attento monitoraggio delle gestioni.

 

Non va sottovalutato il rilievo dei risultati ottenuti: nel DEF 2014, la spesa sanitaria era prevista in lenta flessione in termini di prodotto per tutto l’arco programmatico: dal 7 per cento del Pil nel 2014 ne era prevista una riduzione al 6,8 nel 2018, corrispondente a circa 121,3 miliardi. Nonostante il più lento aumento del prodotto rispetto alle previsioni, a consuntivo la spesa si è attestata nel 2018 al 6,6 per cento del Pil, ma su un livello assoluto di spesa inferiore di 6 miliardi.

 

Il governo della spesa in campo sanitario si è rivelato più efficace rispetto al complesso della PA: la quota della sanità della spesa corrente primaria si riduce dal 16,6 per cento nel 2013 al 15,8 per cento nel 2018 (dal 15,7 al 14,6 per cento il peso sulla primaria complessiva). La conferma anche nel 2018 di un buon risultato, cui ha contribuito anche il rinvio di alcuni oneri straordinari, non può far dimenticare le criticità che devono essere ancora affrontate. Permangono squilibri finanziari in alcune regioni nonostante il lungo processo dei piani di rientro ma, soprattutto, non tendono a riassorbirsi le differenze territoriali nella qualità dei servizi.

 

Ne dà una evidente conferma la recente diffusione del risultato dei monitoraggi dei LEA 2017 e, soprattutto, i nuovi dati del sistema di garanzia (in funzione dal 2020) che, testati sul 2016, indicano criticità nella copertura dei LEA in 12 delle 21 regioni/province autonome.

 

Sono criticità spesso non riconducibili alla sola questione delle risorse finanziarie ma che hanno le radici in una carente governance locale, in difficoltà di programmazione della spesa (difficoltà di cogliere i fabbisogni effettivi della popolazione) e in una dotazione infrastrutturale ancora insufficiente.

 

Su tali temi, come si ricorda anche nel DEF, si dovrà muovere con la definizione del nuovo Patto della salute. Certamente l’adeguatezza delle risorse previste per il prossimo triennio deve essere valutata guardando a due temi di grande rilievo, entrambi destinati ad accrescere il fabbisogno del settore e a porre sfide importanti al carattere universalistico e solidale del nostro sistema: il progressivo aumento del fabbisogno legato all’invecchiamento della popolazione e le innovazioni nel campo delle cure che offrono nuove opportunità ma comportano costi crescenti e adeguati investimenti.

 

Le recenti stime sui fabbisogni per investimenti e ammodernamento delle apparecchiature sembrano poter trovare una risposta nello sforzo previsto per accelerare gli investimenti pubblici. Un problema comune ad altri settori ma che rischia, nel caso della sanità, di riverberarsi sulla stessa possibilità di garantire i livelli di assistenza e sulla qualità dei servizi offerti, siano essi basati su strutture, apparecchiature, dispositivi o farmaci ad elevato contenuto tecnologico.

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