Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Recovery plan, ecco le richieste di modifica e integrazione per i progetti sanitari 

L'aula della Camera prima del voto sulle comunicazioni del ministro della salute, Roberto Speranza, Roma 7 ottobre 2020. ANSA/FABIO FRUSTACI
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Recovery plan. Camera e Senato “dettano” le correzioni al Governo. Ecco le richieste di modifica e integrazione per i progetti sanitari

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(Quotidiano Sanità) – Come richiesto dallo stesso Draghi nel suo discorso sulla fiducia, il Parlamento era chiamato a dire la sua sul Recovery Plan. Il testo esaminato dalle Camere era quello del precedente Governo sul quale deputati e senatori hanno detto la loro attraverso due corpose relazioni contenenti anche tutti i pareri espressi dalle Commissioni parlamentari. Ora questi indirizzi, approvati con specifiche risoluzioni, impegnano il Governo a rivedere il Piano mantenendo comunque il raccordo con il Parlamento fino alla sua trasmissione a Bruxelles prevista entro fine aprile.
Camera ieri e Senato oggi hanno votato i loro pareri in forma di risoluzioni sulle linee di indirizzo del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ricordiamo che uno dei nodi che hanno portato alla caduta del Governo Conte II e alla nascita del Governo Draghi era proprio quello della definizione e della gestione del Piano europeo.

“Il precedente Governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma di ripresa e resilienza (PNRR). Dobbiamo approfondire e completare quel lavoro che, includendo le necessarie interlocuzioni con la Commissione Europea, avrebbe una scadenza molto ravvicinata, la fine di aprile”, aveva detto Draghi nel suo discorso per la fiducia in Parlamento, aggiungendo che “gli orientamenti che il Parlamento esprimerà nei prossimi giorni a commento della bozza di Programma presentata dal Governo uscente saranno di importanza fondamentale nella preparazione della sua versione finale”.

E ora questi “orientamenti” sono arrivati nella forma di due articolate relazioni (una presentata al Senato e una alla Camera) di cui parte integrante sono i pareri di tutte le Commissioni parlamentari inervenute ognuna sulle materie di propria comptenza.

Come dicevamo, ieri alla Camera e oggi al Senato, queste due relazioni sono state approvate con altrettante risoluzioni che impegnano il Governo a redigere il testo finale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, “tenendo conto degli orientamenti contenuti” nelle due relazioni “comprensive dei pareri deliberati dalle Commissioni permanenti, e a rendere comunicazioni alle Camere prima della sua trasmissione alla Commissione europea”, oltre a “assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento nelle fasi successive del PNRR”.

A questo punto starà al Governo tener conto (e vedremo in che misura lo farà) di tutta una serie di osservazioni molto particolareggiate su tutte le “6 Missioni” del Piano.

Per la sanità i pareri ovviamente più pertinenti sono quelli della Affari Sociali di Montecitorio e della Igiene e Sanità di Palazzo Madama. Ecco cosa indicano nel dettaglio:

Le indicazioni della Commissione Affari Sociali della Camera
Nel parere approvato dalla Commissione Affari Sociali della Camera si pone prima di tutto al Governo la seguente condizione: “Favorire la realizzazione delle Case della Comunità, di cui all’omonimo progetto, e in considerazione dell’allocazione delle risorse al Ministero della salute e alle regioni, occorre prevedere i partenariati, gli accordi di programma e gli altri possibili strumenti giuridici e amministrativi con il coinvolgimento degli enti locali e degli enti del Terzo settore”.

Queste le osservazioni sul tema Case della Comunità:
a)
 per quanto concerne il progetto «Casa della Comunità e presa in carico delle persone», si precisi che le regioni, nell’ambito della loro autonomia costitu- zionalmente garantita in ordine ai progetti di riforma che incidano sull’organizzazione sanitaria nei territori regionali, effettuino una ricognizione delle analoghe strutture esistenti sul territorio e che le Case della Comunità rappresentano l’evoluzione delle Case della salute, laddove presenti. L’investimento in oggetto mira a integrare i servizi di assistenza sanitaria e sociale, per un’assistenza globale alla persona. Ciò premesso, al fine di assicurare uniformità sull’intero territorio nazionale, si reputa necessario che le Case della Comunità corrispondano a determinati standard minimi:
1. dal punto di vista dell’articolazione territoriale, fare riferimento al distretto socio-sanitario o sanitario (con una popolazione pari a circa 100 mila abitanti), snodo cruciale per una corretta programmazione sanitaria che non può non partire dal quadro epidemiologico della popolazione di riferimento. Il criterio legato rigidamente al numero di abitanti (mediamente una Casa ogni 20-25 mila abitanti) non deve penalizzare determinati territori (quali territori montani o aree interne o a bassa densità abitativa), delle cui peculiarità va tenuto conto;

2. assicurare la presenza di determinati servizi presso ogni Casa della Comunità, quali i servizi per la promozione e la prevenzione, il sistema delle cure primarie (medici di medicina generale, preferibilmente in aggregazioni funzionali territoriali e unità complesse di cure primarie, pediatri di libera scelta, psicologi e infermieri di famiglia e di comunità), il servizio sociale, alcune attività diagnostiche e ambulatoriali, nonché presìdi sanitari. Il progetto, anche attraverso il modello del budget di salute, valorizza le reti sociali come componente sistemica dei servizi alla salute, per generare un welfare di comunità;

3. assicurare il sistema informativo, elemento cruciale per garantire coerenza tra risorse e bisogni e scelte programmatiche a supporto del sistema decisionale, di verifica, controllo e valutazione, e assicurare una stretta interconnessione tra le Case della Comunità e tutti gli altri presìdi sanitari territoriali, anche per garantire sia il coordinamento con gli interventi ospedalieri sia il collegamento costante tra gli operatori delle Case della Comunità e quelli dei centri specialistici che hanno in carico soggetti con bisogni di salute complessi legati, ad esempio, a malattie rare o patologie croniche gravi;

4. il sistema di governo delle Case della Comunità va pensato a due livelli, centrale di distretto e nelle diverse articolazioni locali;

5. è necessario avviare un percorso di lavoro interprofessionale, partendo dal principio della plurifattorialità della salute e, quindi, della necessaria multidisciplinarietà nell’azione quotidiana;

6. trattandosi di un progetto innovativo, per il quale è previsto un finanziamento rilevante nel PNRR, è necessario individuare un layout e indicatori utili a verificare se gli obiettivi previsti vengono raggiunti e in quale misura, non solo sotto l’aspetto della sostenibilità economica della struttura ma, soprattutto, dei risultati in termini di miglioramento dello stato di salute della comunità nonché della sua coesione sociale. Tra gli indicatori di risultato, si consideri ad esempio la riduzione degli accessi impropri alle strutture di Pronto soccorso (codici bianchi e verdi);

b) con riferimento al progetto «Casa come primo luogo di cura. Assistenza domiciliare (ADI) », si precisi come il rafforzamento dell’ADI debba estrinsecarsi anche attraverso le prestazioni professionali del personale sanitario e socio-sanitario nei confronti dei pazienti, oltre che mediante il potenziamento dei supporti tecnologici e digitali. Si precisi altresì che, nell’ottica del rafforzamento dell’assistenza domiciliare, occorre promuovere il coordinamento e l’unificazione delle prestazioni e dell’erogazione dei presìdi. Inoltre, si rileva come l’ADI fornisca in prevalenza determinate prestazioni medico-infermieristiche per rispondere a singole patologie senza tuttavia prevedere un progetto per il futuro dell’assistenza alle persone non autosufficienti, anziane e non.

Al riguardo, si rileva la necessità di una riforma che assuma il paradigma proprio della non autosufficienza, quello del «care multidimensionale», definito sulla base di criteri nazionali e rispettoso dell’autonomia degli enti locali. Si tratta di realizzare una presa in carico personalizzata e globale, che si basi sulla condizione complessiva dell’utente, sui molteplici fattori di fragilità, e che consenta, conseguentemente, di organizzare le risposte adeguate, anche da parte delle strutture residenziali, nei percorsi di presa in carico domiciliare per le persone fragili, tenuto conto dell’evoluzione delle loro esigenze che possono essere mutevoli nel tempo in termini di intensità assistenziale.

Occorre integrare gli interventi di natura sanitaria e assistenziale, riconoscendo l’esigenza delle reti informali di supporto e prevedendo sia la presenza di operatori che siano un punto di riferimento certo nel tempo per i soggetti coinvolti sia azioni di affiancamento e sostegno dedicate a care- givers familiari e badanti. Per raggiungere tali obiettivi in maniera omogenea sul territorio nazionale, si rende necessario un intervento che garantisca la disponibilità di personale, in special modo nelle regioni sottoposte a piani di rientro. Inoltre, occorre prevedere progettualità specifiche dedicate al potenziamento dell’ADI per persone con bisogni di salute complessi, quali quelli legati a malattie rare o patologie croniche gravi, che richiedono competenze specialistiche specifiche, e uno stretto coordinamento con la rete dei centri specialistici che hanno in carico tali pazienti;

c) ripensare il ruolo dei medici di medicina generale, anche attraverso il loro percorso formativo, insieme a quello dei pediatri di libera scelta, nell’ambito della medicina territoriale, favorendo la medicina di iniziativa e l’offerta di servizi diagnostici in sede o a domicilio, il lavoro in team multidisciplinari – come nei modelli delle UCCP le AFT – con l’apporto di competenze specialistiche, anche con strumenti di teleassistenza;

d) dare piena applicazione alla legge n. 38 del 2010 sulle cure palliative e la terapia del dolore, che devono diventare strumento fondamentale per garantire la dignità della persona e il sollievo dalla sofferenza, con particolare riguardo all’attiva presa in carico dei bambini e degli adolescenti, potenziando a tal fine le cure palliative domiciliari;

e) revisionare il sistema di riorganizzazione della rete territoriale nazionale di cui al decreto ministeriale n. 70 del 2015, anche prevedendo l’offerta di prestazioni e posti letto per la riabilitazione, con particolare attenzione al monitoraggio e agli esiti da COVID-19;

f) prevedere lo sviluppo della farmacia dei servizi, incentivando la telemedicina soprattutto nelle aree rurali, dove spesso la farmacia rappresenta l’unico presidio sanitario;

g) aggiornare il cosiddetto decreto tariffe e il Nomenclatore tariffario delle prestazioni sanitarie protesiche;

h) nell’ambito del potenziamento della rete di assistenza territoriale, sanitaria e socio-sanitaria, si provveda ad introdurre, in maniera trasversale, lo strumento del budget di salute, al fine di promuovere la centralità e la partecipazione degli utenti e delle loro famiglie attraverso progetti personalizzati di comunità e ridurre sensibilmente soluzioni istituzionalizzanti, con forme di cogestione dei percorsi caratterizzati dalla necessità di interventi sanitari e sociali tra loro integrati;

i) potenziare la rete dei servizi ospedalieri e territoriali di salute mentale per adulti, di neuropsichiatria infantile e i servizi per le dipendenze patologiche, per fronteggiare, in particolare, l’aumento delle situazioni più acute, per assicurare in modo trasversale tutte le attività psicologiche individuali e collettive previste dai livelli essenziali di assistenza (LEA), anche in relazione all’emergenza pandemica; favorire l’accessibilità all’assistenza psicoterapica, in particolare per le persone indigenti, mediante l’accreditamento e il convenzionamento di enti o professionisti operanti nell’ambito del supporto psicologico e psicoterapico; prevedere, inoltre, interventi volti a supportare le persone affette da problemi di salute mentale mettendole al centro delle politiche socio-sanitarie, al fine di rimuovere qualsiasi forma di discriminazione, stigmatizzazione ed esclusione nei loro con- fronti, garantendo l’effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, privilegiando percorsi di cura individuali in una prospettiva di presa in carico della persona nel complesso dei suoi bisogni, e sulla base di un processo partecipato, ponendo particolare attenzione a percorsi dedicati per bambini e adolescenti;

j) relativamente al progetto «Sviluppo delle cure intermedie», in considerazione degli ingenti investimenti richiesti per gli Ospedali di comunità, si preveda che la loro realizzazione avvenga prioritariamente attraverso la riconversione o la riqualificazione di progetti e strutture già esistenti, anche valorizzando e coinvolgendo le strutture pubbliche e private convenzionate o convenzionabili con il SSN (ad esempio, le residenze sanitarie assistite). Si preveda altresì che il progetto concernente la rea- lizzazione di tali strutture si basi su standard gestionali e organizzativi uniformi per tutto il territorio nazionale;

k) al fine di rafforzare l’assistenza territoriale, occorre riformare il servizio di emergenza territoriale 118, in modo da superare la disomogeneità territoriale concernente le qualifiche professionali e la dotazione organica del personale;

l) per quanto concerne il progetto «Salute ambiente e clima. Sanità pubblica ecologica», si rileva l’esigenza di colmare una lacuna costituita dall’assenza di un riferimento esplicito alla sanità pubblica veterinaria. Il benessere e la salute animale fanno parte dell’approccio One Health. Pertanto, all’interno della riforma che istituisce la rete SNPS (Sistema nazionale di prevenzione Salute ambiente e clima), che deve integrarsi con l’esistente SNPA, è necessario includere anche esperti di sanità animale. Occorre altresì implementare la rete tra la sanità pubblica umana e la sanità pubblica veterinaria, anche con banche dati ministeriali interconnesse, per rafforzare la rete di epidemiosorveglianza;

m) nella parte relativa alla riforma degli IRCCS, richiamata espressamente nel documento in esame, come ricordato nelle premesse, sia specificato che occorre riequilibrarne la distribuzione geografica nel Paese – ad oggi sono per la maggior parte dislocati nelle regioni del Nord – e favorire l’istituzione di un numero maggiore di IRCCS con personalità giuridica di diritto pubblico;

n) rafforzare la rete di sorveglianza per un sistema sanitario nazionale ed europeo più resiliente soprattutto rispetto alle malattie infettive, con il potenziamento dei dipartimenti di prevenzione, e alla problematica legata all’antimicrobico resistenza, dando spazio ai reparti di microbiologia, ospedalieri e non, al fine di introdurre programmi di screening attivo con tecnologie diagnostiche rapide per individuare i batteri multifarmacoresistenti e attuare misure di controllo delle infezioni;

o) rafforzare il sistema di prevenzione, anche mediante la realizzazione di campagne di sensibilizzazione in materia di sane abitudini, con un focus specifico sulla prevenzione secondaria e terziaria. Con particolare riferimento alla prevenzione secondaria, rafforzare lo screening neonatale esteso (SNE), per garantire il costante aggiornamento del panel delle patologie soggette a screening, secondo l’evolversi delle scoperte scientifiche, e per assicurare la somministrazione dei test in modo omogeneo e capillare su tutto il territorio nazionale;

p) con riferimento al progetto «Fascicolo sanitario elettronico e raccolta, elaborazione e analisi dei dati a livello centrale», si specifichi che esso dovrebbe trasformarsi in un vero e proprio big data sanitario, che connetta tutti gli attori della filiera e renda disponibili i dati sanitari del paziente agli operatori autorizzati, al fine di consentire l’erogazione di cure integrate. A tale scopo, occorre favorire l’ammodernamento delle tecnologie in dotazione presso le strutture ospedaliere, territoriali e di dimissioni protette, nella logica dell’integrazione ospedale-territorio;

q) con riferimento alla linea d’intervento «Ricerca e trasferimento tecnologico e formazione»:
1. si preveda il rafforzamento degli investimenti nella ricerca di base, attraverso la previsione di bandi specifici per la ricerca in terapie innovative e nel «trasferimento tecnologico», per favorire lo sviluppo di piattaforme produttive innovative (in particolare, per la produzione di farmaci innovativi e terapie avanzate) e per lo sviluppo di farmaci biologici – come le biofabbriche per la creazione di cluster tecnologici agrosanitari – nonché rafforzare gli investimenti per la creazione di piattaforme tecnologiche sullo studio della prevenzione delle pandemie sia virali che batteriche;
2. si consideri l’esigenza di prevedere la creazione di un hub nazionale di eccellenza sulla Digital Health;
3. si consideri la possibilità di porre in atto le misure per migliorare i tempi attualmente impiegati per l’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) attraverso la dotazione congrua di personale o l’attivazione di una partnership virtuosa tra l’AIFA e le università nonché di operare una semplificazione delle strutture e delle procedure inerenti alle attività dei Comitati etici e delle procedure e della modulistica per la ricerca clinica;
4. si rileva l’esigenza di potenziare la ricerca sanitaria, prevedendo risorse per la ricerca indipendente sia sui farmaci che sui dispositivi, sui vaccini e sulle terapie digitali;
5. si rileva l’opportunità di creare un’Agenzia nazionale per la ricerca e l’innovazione nelle scienze della vita e lo One Stop Shop, quale sportello unico a cui fare riferimento per ogni tipo di investimento nel settore;

r) con riferimento al progetto: «Sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali dei professionisti in sanità», si prevedano risorse per i contratti di formazione specialistica dei medici, che portino a un loro incremento, in misura pari a 2000 contratti di formazione strutturali, per un costo di circa 50 milioni di euro il primo anno, 100 milioni il secondo, 150 milioni il terzo anno, 200 milioni il quarto anno e 250 milioni di euro a regime;

s) nell’ambito del suddetto progetto, al fine di colmare la carenza di personale sanitario non medico, si preveda l’implementazione dell’offerta di corsi di formazione per la valorizzazione delle compe- tenze degli esercenti le professioni sanitarie;

Con riferimento alla Missione Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore:
a)
 completare l’avviato progetto di riunificazione, potenziamento e semplificazione degli strumenti di welfare familiare, a partire dall’implementazione dell’assegno unico e universale per i figli a carico, al fine di sostenere la genitorialità e la natalità, garantire pari opportunità e favorire la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata, con particolare attenzione alle fasce sociali più a rischio di esclusione in ragione della presenza di situazioni di fragilità;

b) si prevedano, nell’ambito delle ri- forme da realizzare in relazione al progetto «Servizi socio assistenziali, disabilità e marginalità» – mediante la fissazione di criteri a livello nazionale, nel rispetto dell’autonomia degli enti locali, i seguenti interventi: riformare e semplificare il sistema di valutazione della condizione di disabilità, incentrandola sulla persona e sull’interazione con fattori ambientali e sociali; recepire la Direttiva UE 2019/88 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 (Accessibility Act) sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi; intraprendere un percorso verso il codice unico della disabilità, dando priorità alle cinque linee d’azione individuate dall’Osservatorio per le persone con disabilità; definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali; realizzare una riforma volta a promuovere l’adozione di una misura universale a sostegno delle persone con disabilità non autosufficienti;

c) si modifichi il suddetto progetto nel senso di prevedere, nell’intervento relativo ai servizi sociali dedicati alle persone con disabilità, che «Il piano propone la definizione dei progetti personalizzati, attraverso criteri e modalità di costruzione del Progetto di vita individuale e personalizzato, comprendente l’assistenza personale, anche in forma autogestita e autodeterminata, e il profilo di funzionamento ai fini dell’inclusione scolastica, universitaria e lavorativa, i sostegni, i servizi, le prestazioni e gli accomodamenti ragionevoli in ogni fase della vita e incrementando i percorsi verso l’autonomia anche mediante il sostegno diretto alla ristrutturazione di alloggi, dotandoli di strumenti tecnologicamente avanzati, integrandosi con la legge n. 112 del 2016»;

d) introdurre un progetto volto ad attuare la linea di intervento indicata dal secondo programma di azione biennale dell’Osservatorio sulla disabilità in tema di accessibilità, in particolare con riferimento agli spazi costruiti (edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne), al fine di assicurare il rispetto della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e dei principi della progettazione universale e la rapida adozione da parte di tutti i Comuni italiani, secondo criteri omogenei su tutto il territorio nazionale, dei Piani di eliminazione delle barriere architettoniche di cui all’articolo 32, comma 21, della legge n. 41 del 1986;

e) nell’ambito della Missione in oggetto, è necessario porre una particolare attenzione a progettualità che impattino in modo significativo sui percorsi di inclusione delle persone con disabilità, favorendo esperienze di piena cittadinanza, anche attraverso interventi di digitalizzazione volti a favorire la piena partecipazione democratica, nonché assicurando il benessere fisico e psicologico attraverso il rafforzamento delle esperienze di sport inclusivo. A tal fine, è necessario includere all’interno di tale Missione un progetto per l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’accessibilità degli impianti sportivi pubblici secondo i principi della progettazione universale, a partire dalle palestre scolastiche di ogni ordine e grado, e interventi che, anche attraverso proposte di fiscalità agevolata, possano incentivare i proprietari di strutture sportive private ad adeguamenti ed ampliamenti (anche prevedendo specifici protocolli con Cassa depositi e prestiti e l’Istituto per il credito sportivo), al fine di accrescere, in entrambi i casi, tutte le opportunità di inclusione sociale e partecipazione attiva alla pratica sportiva delle persone con diversa abilità nonché a promuovere la possibilità delle stesse persone di assistere alle manifestazioni sportive e culturali in condizioni di parità e non discriminanti. È infine opportuno considerare la creazione di spazi di consulenza e orientamento allo sport inclusivo per le famiglie delle persone con disabilità all’interno del progetto di implementazione delle Case della Comunità previsto nella Missione 6 del PNRR;

f) si preveda un maggior investimento sul potenziale delle persone con disabilità come membri attivi della società a vantaggio dello sviluppo sostenibile del Paese, non solo con forme e modalità di sostegno personalizzato ma anche attraverso la promozione di politiche attive del lavoro, che tengano conto dei loro bisogni specifici, garantendo una concreta e reale applicazione della legge n. 68 del 1999, al fine di consentire un accesso più equo al mondo del lavoro delle persone con disabilità, e in particolare delle donne, indipendentemente dalla tipologia di disabilità;

g) con riferimento al medesimo progetto «Servizi socio assistenziali, disabilità e marginalità», nella parte relativa ai programmi di housing temporaneo, si precisi che alla realizzazione dei programmi partecipano gli enti del Terzo settore, istituzioni e articolazioni della pubblica amministrazione, anche attraverso la rete di pro- tezione sociale;

h) in relazione al progetto «Rigenerazione urbana e housing sociale», si sottolinea l’esigenza di assicurare interventi di supporto delle persone vulnerabili e delle famiglie in difficoltà, attraverso l’azione di équipe multidisciplinari. Inoltre, si rileva la necessità di prevedere espressamente che tutti gli interventi in tale ambito siano valutati prestando la massima attenzione all’eliminazione delle barriere architettoniche e all’accessibilità, secondo i principi della progettazione universale;

i) nell’ambito della seconda compo- nente della Missione n. 5, si valuti l’esigenza di destinare risorse specifiche, ac- compagnate da una strategia politica integrata e da un piano d’azione nazionale, al rafforzamento del sistema di cura e di protezione di bambini e ragazzi su tutto il territorio nazionale. Si tratta, in particolare, di supportare iniziative di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale dell’infanzia e dell’adolescenza, nonché iniziative volte alla valorizzazione del potenziale di bambini e ragazzi, e di favorire politiche di inclusività, adottando interventi volti alla riduzione della povertà educativa e al contrasto alla dispersione scolastica, anche rendendo effettivo il tempo pieno su tutto il territorio scolastico, con particolare attenzione ai bisogni specifici dei bambini con disabilità;

j) si valuti altresì l’opportunità di implementare, nell’ambito delle politiche a sostegno della famiglia, la rete dei Consultori familiari per rafforzare l’assistenza, anche psicologica, così come prevista nei LEA, la tutela e diritti della donna, la tutela della salute riproduttiva e sessuale, il sostegno della procreazione libera e consapevole nonché l’educazione alla genitoria- lità responsabile, avendo riguardo anche alle esigenze specifiche delle donne con disabilità; si preveda un sostegno sociosanitario volto, in particolare, a: diffondere informazioni e conoscenze circa il momento del parto e la prima fase post- partum e a illustrare i servizi pubblici, di privato sociale e di volontariato presenti sul territorio; realizzare interventi di home visiting per i neo-genitori e i neonati fino al terzo anno di vita e poi successivamente, con diversa intensità e gradualità, al fine di sostenere la strutturazione di un clima relazionale positivo e la realizzazione di pratiche di cura educativa adeguate;

Con riferimento alla Missione componente Politiche per il lavoro:
a) 
con riguardo al Servizio civile universale, adottare nuove misure di indirizzo che incrementino i programmi e i progetti volti all’acquisizione e all’accrescimento di competenze nonché allo sviluppo di capacità e abilità connesse a prospettive occupazionali, al fine di sostenere i giovani nell’orientamento e nelle scelte del loro futuro;

Con riferimento alla Missione Istruzione e ricerca:
a)
 al fine di potenziare le competenze di base nella scuola secondaria di primo e secondo grado, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico, favorire l’inclusione delle fasce più emarginate, valorizzare il potenziale di bambini e ragazzi e favorire politiche di inclusività, si preveda l’introduzione della figura dello psicologo scolastico;
b) valorizzare l’importante funzione svolta dalla medicina scolastica, per tornare a garantire capillarmente la gestione dell’igiene pubblica e le attività per la prevenzione e la salute degli alunni;

Con riferimento ai temi trasversali (parità di genere, giovani, Sud):
a)
 al fine di rendere efficace l’assunto, richiamato nelle premesse, per il quale il gender mainstreaming è criterio di valutazione di tutti i progetti indicati nel PNRR, occorre definire per tutti i progetti gli indicatori qualitativi e quantitativi volti a misurare i principali aspetti del fenomeno della disparità di genere; per ciascun indicatore, oltre al valore attuale, deve essere identificato anche un valore target, ovvero l’obiettivo specifico e misurabile da raggiungere;
b) inserire la previsione di programmi di educazione alla prevenzione e al contra- sto della violenza contro le donne e del maltrattamento minorile tra le aree di in- tervento prioritarie;
c) si integri il PNRR con gli impegni del Governo per la realizzazione di asili nido e infrastrutture sociali – comprese quelle per anziani e per le persone con disabilità – agendo sul recupero del gap territoriale, al fine di garantire la stessa offerta su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione al Sud e alle aree interne e rurali. L’obiettivo è di: raggiungere il 60 per cento di posti nido entro il 2030; prevedere congedi obbligatori della durata di cinque mesi per entrambi i genitori e interventi di sostegno alla maternità per lavoratrici dipendenti e autonome, libere professioniste e imprenditrici; superare la disparità salariale; garantire la parità di accesso ai ruoli apicali in aziende, enti e istituzioni; sostenere l’empowerment femminile e il contrasto delle discriminazioni di genere, tenendo conto anche del fenomeno della discriminazione multipla; sostenere la formazione delle giovani donne nelle materie scientifiche e tecnologiche (STEM) nonché nelle materie finanziarie; condizionare l’assegnazione dei fondi del Recovery Plan ad azioni concrete per la parità di genere da parte delle aziende beneficiarie, applicando i principi del gender procurement; prevedere una valutazione ex ante ed ex post dell’impatto di genere per tutti i progetti delle Missioni del PNRR; garantire pari rappresentanza negli organismi di gestione e controllo dei progetti in cui si articolano le varie Missioni;

d) occorre applicare, con eventuali aggiustamenti, il criterio di riparto tra i Paesi previsto per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza (popolazione, PIL pro capite e tasso di disoccupazione) anche all’interno del Paese (tra le regioni e le macro-aree), in modo da colmare i divari territoriali, superando in maniera significativa la quota del 34% di investimenti al Mezzogiorno, e non considerando in tale computo le risorse per interventi «in essere», quelle già incluse nei tendenziali di finanza pubblica e quelle del REACT-EU;

e) introdurre strumenti di analisi e verifica sistematica dell’impatto delle politiche e dei programmi finanziati destinati ai giovani;

f) con riguardo alle politiche pubbliche in favore delle nuove generazioni, al fine di adempiere pienamente, nell’ambito dell’attuazione dei Piani di ripresa e resilienza degli Stati membri, a quanto indicato nelle nuove linee guida approvate in sede di Commissione europea il 22 gennaio scorso, appare necessario affidare al Presidente del Consiglio e all’Autorità delegata in materia di politiche giovanili la funzione di coordinamento delle misure contenute nel PNRR destinate ai giovani, in modo da assicurare, insieme alla governance degli interventi, la massimizzazione della loro efficacia e di agevolarne il costante monitoraggio e la valutazione finale;

g) investire in progetti di cohousing per giovani con occupazioni non stabili, per incentivare l’autonomia economica e abitativa dalla famiglia di origine e per sostenere le coppie con uno o più figli o monogenitoriali a rischio di disagio abitativo, in quanto non possono contrarre un mutuo o pagare interamente un affitto.

Le indicazioni della XII Commissione del Senato
1) un Progetto di Monitoraggio Nazionale sulla situazione esistente e sulle cause che hanno impedito di raggiungere gli obiettivi, che in alcuni campi erano già prefissati da anni. In particolare, occorre verificare il funzionamento degli standard definiti dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 per la rete ospedaliera, sia per le terapie intensive che per la degenza ordinaria, prevedendo una progressiva integrazione del cosiddetto SET118 con il sistema di emergenza ospedaliero nonchè la dotazione dei mezzi di soccorso avanzato con le più moderne tecnologie, in termini di connessione (il 5G) e di device e strumentazione idonea all’abbattimento del triage all’arrivo del paziente in Ospedale, consentendo l’immediata ospedalizzazione. E’ necessaria altresì la realizzazione di un sistema di rating secondo il modello Standard Ethics, conferendo mandato ad Agenas e intervenendo sul decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, in materia di accreditamento istituzionale e messa a contratto erogatori con un sistema di rating premiante per le buone pratiche e disincentivante per coloro che performano al di sotto delle medie stabilite, che andranno ad essere valutate tra Agenas e la Conferenza Stato Regioni;

2) a proposito del Fascicolo sanitario elettronico, occorre cominciare con un sistema semplificato, modulare e sviluppabile nel tempo (condiviso non solo a livello regionale ma nazionale), indispensabile anche per intervenire sugli indicatori di sanità pubblica (Big data). É necessario uniformare a livello nazionale i sistemi del servizio sanitario attinenti a cartella clinica (referti di esami ematici, radiologici, di medicina nucleare e altro), visualizzazione a distanza di esami radiologici, medicina nucleare, emodinamica, teleconsulti tra professionisti (riunioni multidisciplinari allargate a professionisti di ospedali e specialità diverse), telemedicina;

3) occorre organizzare i sistemi informatici ospedalieri per la raccolta di dati a vari scopi: epidemiologici, casistica, appropriatezza, produttività e altro;

4) occorre eliminare il formato cartaceo, fornendo a tutti gli operatori sanitari dispositivi adeguati e formazione per redigere in tempo reale la cartella del paziente e gli altri documenti di rilievo sanitario;

5) occorre avviare una riforma volta al coordinamento informativo statistico e informatico dei dati del sistema sanitario, che preveda o l’obbligatorietà dell’interoperabilità tra i diversi software o, preferibilmente, la realizzazione di una piattaforma digitale nazionale, in modo da superare l’attuale impossibilità di condivisione dei dati tra i vari attori (regioni, ospedali, reparti, medici di medicina generale e pediatri di libera). In tale ambito, specifica attenzione dovrebbe essere data al tema della cyber security, allo scopo di proteggere i dati sensibili e le reti da eventuali attacchi informatici;

6) occorre prevedere azioni di preparazione atte ad evitare conseguenze gravi dovute ad eventuali altre pandemie, con un progetto che contempli l’istituzione di una Guardia Sanitaria nazionale composta da operatori sanitari e socio sanitari e da volontari in formazione continua ed in grado di intervenire repentinamente sia nelle terapie intensive che negli interventi di medicina territoriale e domiciliare;

7) occorre la messa in campo della Medicina Predittiva, con aggiornamento sistemico dei Livelli Essenziali di Assistenza di emergenza urgenza pre-ospedaliera congiuntamente a quelli del servizio di emergenza ospedaliero, di territorializzazione delle cure, di ospedalizzazione domiciliare e di domiciliarizzazione tecnologicamente assistita integrata con la medicina di base e, soprattutto, chiamando a concorrere tutti gli erogatori pubblici e privati, accreditati e a contratto. Il sistema proposto pertanto non si fonda solo su competenze sanitarie e tecnologie tipicamente ospedaliere, ma soprattutto sull’appropriatezza degli accertamenti diagnostici, di cura e stabilizzazione dei parametri vitali di livello avanzato in sinergia con la medicina territoriale, quale servizio di continuità assistenziale evoluto ed integrato, nonché agendo per rafforzare l’effettiva messa a regime del fascicolo sanitario elettronico, comprensivo del piano individuale terapeutico farmacologico e, ove possibile, anche socio sanitario elettronico;

8) occorrono interventi per cambiare l’approccio alla salute, che deve essere basato di più sulla medicina preventiva, sia primaria che secondaria, e sull’utilizzo di cure innovative;

9) occorre, per dare sostegno alla fragilità, alla cronicità, alla disabilità, rivedere i Piani nazionali specifici, spesso obsoleti o non rinnovati, finanziandoli con progetti dedicati anche nell’ambito del PNRR;

10) occorre la realizzazione di screening in modo sistematico su tutta la popolazione (a partire dalle mammografie, per proseguire con screening colon, cardiaci e SHD, fondo oculare);

11) occorre prevedere l’ampliamento e il rafforzamento dei servizi per la salute mentale, inclusi quelli dedicati alla cura del disagio psicologico dei bambini e degli adolescenti, soprattutto a seguito della pandemia;

12) nell’ambito del sistema di prevenzione, occorre individuare un programma specifico per l’efficientamento delle attività predisposte dal Servizio Sanitario Nazionale in materia di prevenzione e cura delle dipendenze patologiche, nel cui novero rientrano anche la dipendenza da alcol, la dipendenza patologica da sostanze stupefacenti e psicotrope nonché la dipendenza da gioco d’azzardo patologica;

13) occorre prevedere, quale ulteriore obiettivo di rilievo nell’ambito della missione 6, la definizione di nuove forme di finanziamento e sostenibilità in grado di garantire l’accesso alle terapie innovative al più ampio numero di pazienti potenzialmente eleggibili, individuando nuovi modelli di accesso per quelle terapie che hanno anche una evidente componente di investimento per il servizio sanitario;

14) è necessario rendere, finalmente, pienamente esigibili gli screening neonatali per la diagnosi di malattie genetiche rare ed aggiornare frequentemente la lista delle malattie da ricercare in relazione all’evoluzione delle evidenze scientifiche raggiunte nel tempo in campo diagnostico-terapeutico per le malattie metaboliche ereditarie, includendovi anche le patologie neuromuscolari genetiche.

15) occorre finanziare campagne per la promozione di stili di vita corretti a partire dalle scuole e rilanciare la medicina scolastica come sistema di prevenzione, anche delle epidemie, progettando un sistema di sorveglianza attiva sul territorio supportata da sistemi tecnologici avanzati;

16) bisogna rafforzare le attuali previsioni di azioni per la medicina territoriale e le cure domiciliari. E’ decisivo, al riguardo, individuare i soggetti che dovrebbero essere i protagonisti della trasformazione (a solo titolo di esempio: le guardie mediche e le autoambulanze, ma anche le RSA; la medicina di laboratorio, le farmacie) sia per delineare le modalità di governance dell’assistenza sia per progettare adeguatamente la telemedicina. É necessario mettere al centro di un nuovo sistema di governance territoriale i medici di cure primarie, i loro compiti e la loro organizzazione. Occorre configurare il medico di medicina generale come un “primario territoriale”, con compiti di supporto, orientamento e valutazione nell’ambito della rete dei medici e dei pediatri di famiglia e in relazione agli altri presidi territoriali;

17) occorre prevedere che tra i servizi erogati nella casa di comunità siano garantiti percorsi di prevenzione, diagnosi e cura per ogni persona, con un approccio che tenga conto delle differenze di genere in tutte le fasi e gli ambenti della vita, con la presenza di psicologi delle cure primarie, di figure professionali di educatori e pedagogisti, di infermieri di famiglia/comunitá, e con l’ampliamento della rete dei consultori;

18) occorre prevedere l’Integrazione tra rete ospedaliera e territorio, per una domiciliarizzazione tecnologicamente assistita delle cure sulla base di definiti protocolli e linee guida nazionali in risposta ad emergenze epidemiologiche, secondo principi di appropriatezza e innovazione, al fine di rimodulare il servizio di assistenza domiciliare non solo per ridurre gli Accessi al pronto soccorso bensì come vero e proprio servizio di gestione del paziente cronico e/o non autosufficiente, creando con il Medico di Medicina Generale e il Pediatra di Libera Scelta un servizio di continuità assistenziale di prossimità, anche telefonico o telematico, efficace e con tracciabilità integrata attraverso il fascicolo sanitario e socio-sanitario elettronico, e ambulatori mobili per diagnosi e screening secondo le specificità territoriali. Tale forma di assistenza deve essere inserita in un sistema di riforma delle RSA e deve rappresentare un progetto specifico di assistenza per gli anziani e più in generale per tutti i pazienti cronici e i soggetti non autosufficienti. In tale ambito, è necessario introdurre nei LEA ausili e strumenti innovativi necessari a prevenire e/o curare la formazione di particolari patologie nei soggetti non autosufficienti o costretti all’immobilità;

19) va definito un progetto integrato di formazione del personale sanitario e socio sanitario, innanzitutto eliminando il precariato in sanità e risolvendo il problema del cosiddetto imbuto formativo. Bisogna innovare la formazione a tutti livelli, promuovendo una strategia nazionale di formazione integrata tra università e servizi sanitari con priorità per le specializzazioni carenti nella rete preospedaliera e ospedaliera di emergenza urgenza, prendendo in considerazione innovative modalità formative e di praticantato specialistico.
É indispensabile inoltre un’evoluzione della formazione specialistica in medicina generale, che preveda l’istituzione di Scuole di specializzazione universitaria in Medicina Generale, di Comunità e Cure Primarie, a partire dalle attuali scuole di specializzazione in Medicina di Comunità e Cure Primarie.
Sarebbe opportuno prevedere anche una specializzazione medica post-laurea in materia di medicina ambientale e, all’ interno dei dipartimenti di prevenzione, l’istituzione di unità operative di medicina ambientale. Tale branca della medicina dovrebbe operare anche nell’ambito di un nuovo sistema di prevenzione integrata Salute-Ambiente.
Fondamentale sarebbe anche avviare una vera e propria formazione alla ricerca per medici di medicina generale e infermieri, e strutturare negli organici i datamanager (o study coordinator);

20) occorre investire nella produzione di vaccini (inclusi quelli a mrna) e farmaci o terapie innovative, come gli anticorpi monoclonali, così da rendere il Paese autonomo in tali comparti rivelatisi strategici;

21) occorre superare l’attuale nomenclatore tariffario per un nuovo sistema basato su un repertorio periodicamente aggiornabile con modalità dinamiche e tempestive in funzione dell’evoluzione delle tecnologie e dei bisogni;

22) occorre, come innanzi accennato, istituire un nuovo Sistema Nazionale di Prevenzione Salute-Ambiente, nel cui ambito prevedere anche il coinvolgimento delle ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) e di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca

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