Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Pochi gli italiani che riconoscono il valore della ricerca e dell’innovazione

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Secondo un’indagine dell’Istituto Piepoli per gli italiani in testa alle priorità per il Ssn, la riduzione dei tempi di attesa. In pochi riconoscono il valore di un accesso tempestivo ai farmaci innovativi ma l’opinione cambia radicalmente se si chiede di valutare l’importanza dei farmaci in ambito oncologico. Il cancro viene considerato dall’opinione pubblica il ‘nemico numero 1’, mentre si sottovaluta l’impatto delle malattie infettive e delle patologie croniche come il diabete.

Sono pochi gli italiani che riescono a riconoscere il valore della ricerca e dell’innovazione: è questa la principale indicazione che emerge da un’indagine quantitativa svolta da Istituto Piepoli per conto di Msd Italia. Il 29% degli intervistati identifica la ricerca scientifica come priorità sulla quale si dovrebbero concentrare gli sforzi del Servizio Sanitario Nazionale; appena l’8% considera prioritario per il Ssn garantire l’accesso ai farmaci innovativi in tempi rapidi. Eppure, il 97% considera importante, per un paziente con tumore, poter usufruire delle nuove terapie. L’indagine è stata presentata ieri nel corso di Inventing for Life – Health Summit, un evento istituzionale organizzato da Msd Italia che ha riunito clinici, rappresentanti di Istituzioni, Società Scientifiche e associazioni per discutere di innovazione in medicina, di gestione sostenibile delle cronicità e delle priorità globali della sanità pubblica. Secondo i cittadini coinvolti nell’indagine, ad oggi sono i tumori a rappresentare la sfida prioritaria per la Sanità Pubblica; il 72% crede che si dovrebbe investire di più in quest’ambito mentre si sottovaluta l’impatto di malattie come il diabete (meritevole di investimenti solo per il 13% degli intervistati), delle malattie infettive (2%) e della prevenzione vaccinale (2%). I fatti, però, dicono che le minacce per la Salute arrivano da diversi fronti: ad esempio, il ritorno in Italia e in Europa di malattie che sembravano sconfitte, come il morbillo, definito dall’Oms ‘una tragedia che non si può accettare’, conseguenza del calo della copertura vaccinale o di sistemi di sorveglianza delle malattie poco efficaci. O ancora, l’emergenza sanitaria globale rappresentata dall’antibiotico-resistenza: entro il 2050, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero essere la prima causa di morte al mondo, con un tributo annuo di oltre 10 milioni di vite (fonte: report Oms). Un intervistato su due non sa però cosa sia l’antibiotico-resistenza e solo il 32% la ritiene un problema ‘molto’ preoccupante, a fronte di un 86% che vede nelle infezioni ospedaliere un’emergenza di sanità pubblica. E ancora: secondo gli intervistati, la patologia che costa di più al nostro Servizio Sanitario Nazionale è il cancro: 66%, contro il 18% del diabete e il 19% delle patologie cardiovascolari. Tale percezione non trova conferma nei dati. Infatti, in uno scenario come quello del nostro Paese, dove 1 persona su 5 è over 65, con un’età media di 45,2 anni, e un saldo negativo tra nuove nascite e decessi in continuo aumento (-183.000 nel 2017, secondo i dati Istat dello scorso anno), le patologie croniche incidono in maniera decisamente significativa a livello di costi: ad esempio, per il diabete, secondo uno studio italiano (Mennini et al. 2015), il Ssn sostiene ogni anno costi diretti per 9,6 miliardi di euro, ai quali si aggiungono 10,7 miliardi di costi indiretti (assenza dal lavoro e pensionamento anticipato).

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