Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

In Commissione sanità, dibattito sul piano di riordino ospedaliero

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E’ il Piano di riordino ospedaliero il tema che ha affrontato la terza Commissione presieduta da Pino Romano. Un’audizione in aula consiliare del Presidente della Regione Michele Emiliano e del Direttore del Dipartimento Salute Giovanni Gorgoni servita ad illustrare, anche attraverso supporti tecnologici, tutta la ratio delle scelte che la Regione dovrà porre in essere e presentare al Governo nazionale entro il 29 febbraio.
“Un percorso di ascolto – ha sottolineato il Presidente Romano – nel segno della garanzia del massimo livello di condivisione su criteri e regole”.

Il 27 febbraio (due giorni prima della scadenza per l’approvazione formale delle delibera del piano di riordino) si procederà alla presentazione dettagliata del provvedimento a consiglieri, sindaci e sindacati e saranno ascoltati tutti, prima di passare alla deliberazione finale.
Il dato unanime emerso è stato quello di voler dare un contributo fattivo alla elaborazione definitiva del provvedimento.
Come ha sottolineato Nino Marmo (FI) si tratta di un atto di programmazione e pianificazione che è di competenza, in termini di Statuto, dell’assemblea legislativa. Di qui la possibilità di poter fare successivamente eventuali modifiche. In questa ottica il consigliere ha chiesto altra documentazione, tra cui i costi di produzione per disciplina e i dati epidemiologici alla base del Piano, considerato che in Puglia è operativo l’Osservatorio epidemiologico regionale.

La valenza del confronto che non deve essere solo tecnico, ma anche politico è stata richiamata dal capogruppo Cor Ignazio Zullo, unitamente alla mancanza di riscontri rispetto alle reti (trauma, trapianti, infarto, emergenza urgenza) di cui dovrebbe essere dotato il SSR.

Secondo Marco Lacarra (PD) il percorso di razionalizzazione non può prescindere dalla deospedalizzazione, spostando servizi dai P.O. sul territorio. Cosa succede, inoltre, nel caso di reparti che presentano standard di prestazioni superiori a quelle fissate dal D.M. 70/2015 in ospedali declassati o in cui vi sono altri servizi che verranno accorpati ?
Stesso quesito, quest’ultimo, posto anche da Luigi Manca (Cor) , che ha richiamato tra l’altro l’inappropriatezza di molti ricoveri e la esigenza di uniformare il numero di giorni di degenza, nell’ottica di riduzione degli stessi attraverso percorsi di qualità ed efficienza.
Prima di procedere alla chiusura prevista dei 9 ospedali, Marco Galante (M5S) ha chiesto di avere uno studio che consenta di capire i motivi per i quali questi ospedali sono in perdita, così come approfondimenti sulle evidenze scientifiche e sulla differenza di costi tra pubblico e privato accreditato.

Secondo Paolo Pellegrino Emiliano Sindaco di Puglia, i cittadini accetteranno le decisioni previste nel piano a condizione che abbia luogo contestualmente un bilanciamento nella rete dell’emergenza/urgenza, considerato che i cittadini vogliono le massime garanzie per quel che riguarda la sicurezza.

Tre i quesiti posti da Giannicola De Leonardis (Mps-Area popolare): quali risparmi sono previsti con la chiusura dei 9 P.O.; come si intende gestire la mobilità passiva extraregionale in provincia di Foggia che ammonta a 70 milioni e se sono previste delle deroghe al blocco delle assunzioni per le aree disagiate.

Il capogruppo di FI Andrea Caroppo ha chiesto di conoscere come si incrocia il provvedimento odierno con il Piano operativo che interessa la Puglia, dopo l’uscita dal Piano di rientro.

Chiarimenti sono stati chiesti da Francesco Ventola (Cor) per sapere come la Giunta regionale intende muoversi rispetto alle esigenza di riequilibrio territoriale, alle problematiche delle zone disagiate, ai tempi di attesa nei Pronto Soccorsi e in merito al personale degli ospedali che saranno dismessi: sarà trasferito in mobilità o saranno i cittadini a “girovagare” per poter usufruire delle prestazioni sanitarie?

I reparti salvavita (ad esempio le Cardiochirurgie, le Emodinamiche) come verranno equamente distribuite sul territorio? Il quesito è stato posto da Mario Conca (M5S), che ha anche sottolineato come il criterio dei costi standard sia l’unico mezzo preciso per la comparazione delle prestazioni.

Mino Borracino (Noi a Sinistra) ha richiamato la mancata attenzione rispetto alla spesa di 700 milioni per i privati e ai 220 milioni per la mobilità passiva extraregionale. Un totale di 920 milioni pari a quasi il 26% del totale dei 3,6 miliardi per la spesa ospedaliera pugliese.

Erio Congedo (Cor) ha chiesto di conoscere la destinazione dei posti letto che verranno meno a seguito del passaggio da P.O. di I livello a ospedale di base.

In merito a questi ultimi è prevista la possibilità di conservare i reparti che presentano “specificità storiche”. Giandiego Gatta (FI) ha chiesto riscontri in merito.

Garanzie sui tempi previsti in ordine alla riconversione dei reparti dismessi verso la medicina territoriale, l’emergenza urgenza e i Pronto soccorsi. E’ quanto ha chiesto Domenico Damascelli (FI).

Il parametro di 3,4 posti letto ogni 1000 abitanti che presenta oggi la Puglia a fronte dello standard nazionale di 3,7/1000 – secondo Pentassuglia (PD) – va spacchettato per capire cosa dare alle singole realtà. Occorre fare, quindi, una valutazione completa delle situazioni dei singoli territori. Pentassuglia ha chiesto riscontri anche sulle assunzioni fatte dalle aziende rispetto alle 2683 deroghe autorizzate lo scorso anno dal ministero, visto che a novembre scorso ne risultavano poco più di un migliaio.
Infine il presidente Romano ha parlato di nuovo Piano di rientro che emerge dal riordino, da cui promana anche “l’algoritmo che definisce i costi standard”. Ha anche invitato a non preoccuparsi eccessivamente dei piani di rientro cui saranno soggetti di fatto tutti gli ospedali: i tre anni a disposizione dovrebbero essere sufficienti per metterli a regime.

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