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Vivilasanità – Nuovo Codice dei Contratti Pubblici – A colloquio con Giuseppe Nuzzolese Presidente AEPeL

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Vivilasanità – Nuovo Codice dei Contratti Pubblici – A colloquio con Giuseppe Nuzzolese Presidente AEPeL

 

Maggiore fiducia del legislatore verso le stazioni appaltanti, i funzionari e gli O.E.

 

Impostare gli appalti nel rispetto del principio del risultato

 

Quasi sono le novità più rilevanti nel nuovo codice degli appalti? Ci saranno più opportunità per gli operatori economici?

“Il nuovo codice, così come appare da una prima lettura, sembra avere una portata davvero innovativa rispetto al passato. Pretende che le stazioni appaltanti, nell’approvvigionamento di beni e servizi, siano aperte alle soluzioni più efficaci e tempestive, improntate al risultato. In cambio il Legislatore esprime totale fiducia nelle stesse, nei suoi funzionari e negli O.E.

Sul mercato potranno prevalere gli operatori economici in grado di offrire prodotti e servizi di qualità vera, non di qualità “promessa” e magari non mantenuta. Il rapporto fiduciario si crea e si instaura su questi presupposti e si potranno generare sane competizioni cui seguiranno reali benefici per tutti ed in particolare per l’utenza.

Alla gara e all’esecuzione del contratto basate su presupposti meramente “formalistici”, si dovranno sostituire rapporti contrattuali basati sulla positiva collaborazione, nel rispetto dei ruoli, delle norme contrattuali e delle offerte aggiudicate.

Si va verso lo snellimento, la sburocratizzazione la semplificazione però si potrebbero correre rischi con l’aumento dei fenomeni corruttivi?

“Non c’è dubbio che si va verso lo snellimento, almeno questa è l’intenzione! L’evidente cambio di paradigma, secondo cui la tutela della legalità e della concorrenza non costituiscono il fine, bensì diventano funzionali al risultato, rappresentano il principale strumento per abbattere la c.d. “burocrazia difensiva”. È un’esigenza assoluta per la realizzazione degli obiettivi del PNRR, ma allo stesso tempo un’occasione per l’attività della P.A. che abbandona i vecchi formalismi in nome di un’azione coerente con il principio costituzionale del buon andamento dell’attività amministrativa. La situazione emergenziale ha evidenziato le criticità degli approvvigionamenti che richiedevano una revisione normativa. Avere come riferimento il risultato, tuttavia, non significa riconoscere “mano libera” ai funzionari nelle scelte procedurali e di affidamento, bensì significa indurre gli operatori ad adottare le scelte opportunamente ponderate sotto il profilo economico, qualitativo e sostanziale, scaturenti dalla corretta analisi di mercato e adeguatamente motivate.

Staremo a vedere se tale normativa riuscirà a produrre questo cambiamento culturale che investe i funzionari e gli O.E., ma anche gli Organi di controllo e la stessa Magistratura che dovrà valutare i comportamenti sulla base di tali principi, senza pregiudizio alcuno.

Ora, è chiaro che, accanto ad una maggiore discrezionalità, vi debba essere una correlata maggiore responsabilità per i funzionari, ma ciò che importa è che questi abbiano la consapevolezza di poter lavorare serenamente per la realizzazione del progetto, al di fuori di ogni “cultura del sospetto”, e in un clima di totale fiducia, fino a prova contraria.

 

Quindi lei ritiene che con questo nuovo codice si faccia un passo in avanti?

 

“Assolutamente sì!  Però, al netto di quanto già detto, ci si deve augurare che questo processo di revisione culturale, che coinvolge più soggetti e che richiederà parecchio tempo, non venga intralciato da fenomeni patologici che possano rallentarne il corso. Bisognerà capire se i principi “rivoluzionari” codificati nel testo normativo (risultato e fiducia in particolare) possano ritenersi “giustiziabili” e, quindi, fatti valere nelle aule giudiziarie anche a tutela del comportamento tenuto e finalizzato esclusivamente in nome e per conto dell’interesse pubblico”.

Il tempo ci dirà se si tratterà di vero cambiamento oppure di un semplice restyling formale del Codice.

 

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