Sanità privata: riapriamo il dibattito sulla gestione efficiente della salute

Quale sistema sanitario vogliamo tra 20 anni? Partiamo da un presupposto. Ogni anno la vita media si allunga di 2,5 mesi. Il nostro, come tutti gli altri sistemi sanitari, spende molto più per persone più anziane: ciò produce una quota sempre maggiore di spesa sanitaria rispetto al Pil.

Cinque risposte dai sistemi sanitari
Il primo è far ricadere in capo alla spesa privata quote sempre maggiori di spesa. Il secondo è decurtare la lista delle prestazioni finanziate. Il terzo è abbassare le remunerazioni agli erogatori privati convenzionati per le singole prestazioni. Il quarto è quello di limitare la libertà di scelta dei cittadini e inserirli dentro a percorsi che contengano la spesa inappropriata. Infine c’è il semplice innalzamento della spesa, anno dopo anno, come ha fatto l’Italia fino al 2008.

Il sistema di remunerazione delle regioni italiane agli erogatori privati convenzionati è basato sul sistema a budget: ogni erogatore riceve un budget massimo di prestazioni erogabili nell’anno e poi deve fare un rendiconto delle prestazioni erogate. Tendenzialmente gli erogatori percepiscono ogni anno dalle Regioni esattamente il budget predefinito a inizio anno. In questo sistema non c’è nessun incentivo teso al miglioramento della salute dei pazienti.

Quando invece si passa ad analizzare gli erogatori pubblici ci si rende conto che a parità di prestazioni erogate questi costano alla collettività circa il 40% in più rispetto a quelli privati convenzionati. Le ragioni sono molte ma non è questo il contesto in cui analizzarle.

Quale sanità avremo quando l’età media sarà di altri 3 anni più alta, la spesa sanitaria sarà quindi aumentata in modo consistente rispetto a oggi e di conseguenza le strategie sopra esposte di contenimento della spesa non potranno più essere sufficienti?

 

La proposta capace di creare un sistema sanitario migliore è quella che vede una reale competizione tra gli erogatori pubblici e quelli privati, mantenendo un sistema di finanziamento universale pubblico. Sulla base di età, sesso e patologie ogni Regione definisce a quanto ammonta la spesa sanitaria per persona.

Vengono concesse licenze pubbliche a soggetti privati che possono accogliere pazienti che desiderano iscriversi presso quel soggetto privato, che da ora in avanti chiameremo “Gestori di salute”. Un gestore di salute deve dimostrare di essere in grado di erogare, in modo diretto o attraverso accordi con altri erogatori, tutte le prestazioni che oggi il sistema sanitario nazionale garantisce. Quando un paziente si iscrive presso un gestore di salute la Regione trasferisce al gestore la cifra media che avrebbe speso se avesse dovuto gestire la salute di quel paziente.

Lo Stato controlla i parametri di salute generati da ogni gestore e lo obbliga a pubblicarli in un sistema centrale pubblico che permette ai pazienti di vedere con trasparenza chi fa meglio e dove.

Questo sistema sanitario crea una reale competizione e introduce incentivi a far stare in salute i pazienti. Gli ospedali e gli erogatori non hanno più un unico cliente, lo Stato, ma hanno un mercato di soggetti che comprano i loro servizi e con cui costruire una loro crescita basata sulla qualità.

Poiché i gestori di salute devono spendere il meno possibile e far stare le persone in salute, faranno una medicina di iniziativa tesa a prevenire tutti gli eventi molto costosi, che in sanità sono anche eventi pessimi per la salute del paziente. Quindi faranno prevenzione. Poiché i pazienti possono cambiare quando vogliono il gestore esiste un meccanismo sano di controllo da parte dell’utente stesso. La competizione quindi non sarà sui soldi (uguali per tutti, a parità di paziente), ma sulla qualità. I diversi gestori dovranno convincere i pazienti che sono i migliori a gestire la loro salute.

Un mercato di gestori di salute lavorerebbe molto più sul modello sanitario (quali protocolli, quali percorsi, quali prestazioni, quale presa in carico), con una flessibilità e orientamento ai risultati che il Sistema sanitario nazionale non può avere: sarebbe maggiormente in grado di ottenere la tenuta dei conti pubblici sulla sanità e permetterebbe una dinamicità del sistema adatta agli eventi che accadranno nei prossimi anni. Apriamo un dibattito serio su quale sistema sanitario immaginiamo per i prossimi 20 anni?

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