Pa, tempi di pagamento troppo lunghi: Bruxelles deferisce l’Italia alla Corte Ue  

 

Cento giorni per incassare il dovuto dalla Pubblica amministrazione, “con picchi che possono essere nettamente superiori”. Per questi “ritardi sistematici” nei pagamenti alle imprese fornitrici della Pa, la Commissione Ue ha deciso di portare l’Italia davanti alla Corte di giustizia europea per le eccessive lungaggini nei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. A tre anni dall’apertura della procedura d’infrazione e dopo un ulteriore avvertimento lo scorso febbraio, nonostante “gli sforzi fatti” la media dei pagamenti resta infatti ancora troppo elevata, secondo Bruxelles.

Il passo è arrivato, “inevitabile”, per il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, fautore delle normative europee ai tempi della loro promulgazione. E secondo il quale l’Italia “ha fatto di tutto per non rispettare le regole. Anche nel 2013, quando Bruxelles ha concesso “la possibilità di sforare il Patto di stabilità per pagare i creditori della Pa, questa opportunità non è stata utilizzata”. Sono passati 5 anni da quando la Commissione varò la direttiva per sanare il fenomeno dei ritardi dei pagamenti. Ora, ha aggiunto Tajani, “serve un rapido cambio di rotta”.

In base alla direttiva Ue sui ritardi di pagamento, le amministrazioni pubbliche sono tenute a pagare le merci e i servizi acquistati entro 30 giorni o, in circostanze eccezionali, entro 60 giorni dal ricevimento della fattura. Secondo una recente rilevazione di cui ha dato conto Repubblica, elaborata da Banca Ifis che lavora proprio su questi crediti problematici, i ritardi sulla media delle amministrazioni pubbliche si attestano tra i 41 e i 55 giorni, con le punte maggiori presso le Asl. Le più recenti stime collocano oltre i 30 miliardi l’ammontare delle fatture ancora da saldare e che non si può ritenere “fisiologicamente” in ritardo.

La Commissione, nell’annunciare la mossa verso l’Italia, ricorda che attribuisce una “grande importanza” al rispetto di questa normativa, e “persegue una rigorosa politica di applicazione” anche dato che “la puntualità dei pagamenti è particolarmente importante per le Pmi che confidano in un flusso di cassa positivo per assicurare la propria gestione finanziaria, la propria competitività e, in molti casi, la propria sopravvivenza”.

La normativa di Bruxelles prevede, inoltre, che le imprese debbano saldare le fatture entro 60 giorni, a meno che non sia stato esplicitamente concordato altrimenti e purché ciò non sia gravemente iniquo. Ogni ritardo di pagamento, si legge nella direttiva, conferisce automaticamente il diritto agli interessi di mora e a un minimo di 40 euro come risarcimento delle spese di recupero.

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