Fumata nera per Kentron «Voto bis» per il concordato

 

 

(GdM) – Nessuna delle due proposte (Neuromed e Ladisa) ha superato il quorum. Il giudice ha disposto i «supplementari» solo per la proposta del gruppo molisano che ha ottenuto più voti grazie anche a qualche defezione

 

Per il caso Kentron si va ai tempi «supplementari» e il rischio fallimento continua a essere lo spettro per oltre 120 lavoratori. I creditori della società cui fa capo la clinica «Giovanni Paolo II» di Putignano, infatti, torneranno a votare tra un mese sull’unica proposta di concordato preventivo rimasta in campo. Lo ha stabilito dal giudice delegato alla procedura fallimentare, Nicola Magaletti, dopo aver preso atto che nessuna delle due proposte in piedi per il salvataggio della clinica (quella del gruppo molisano Neuromed e della barese Ladisa ristorazione), entrambe ritenute valide, idonee e legittime dal Tribunale, ha raggiunto la soglia minima prevista dalla legge. I creditori, quindi, dovranno tornare a esprimere ancora la loro preferenza. Ma questa volta c’è da esprimere un «sì» e un «no» alla sola proposta, quella di Neuromed. Occorre superare la soglia di circa 15 milioni e mezzo di valore, ovvero la metà dei crediti ammessi per il placet alla proposta.

 

Dopo il piano presentato da Neuromed (che ha acquisito le quote della Kentron), si era inserita anche la holding della ristorazione Ladisa con una «proposta concorrente» prevista dalla nuova legge fallimentare. La conseguente «asta» aveva senza dubbio contribuito a far sì che sul piatto finisse una proposta più soddisfacente per i creditori rispetto a quella iniziale.

Bene, adesso gli stessi creditori dovranno votare ancora per dire «sì» o «no» all’unica proposta rimasta in campo, quella di Neuromed, un Irccs (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) che gestisce una quindicina di cliniche private tra Molise, Campania e Lazio. Il gruppo, numeri alla mano, ha conseguito la maggioranza relativa dei crediti ammessi al voto, raccogliendo il parere favorevole alla sua proposta di salvataggio per quasi 9 milioni di euro, pari a circa il 30% dei creditori.

 

Hanno votato per la proposta concorrente presentata da Ladisa, invece, circa il 10% dei creditori per quasi tre milioni di euro (al voto non hanno partecipato alcuni creditori che avevano sottoscritto con Ladisa la proposta concorrente). Ma la soglia raggiunta dalle due non è bastata per approvare il concordato.

 

Così, il giudice ha deciso di rimettere «in gara», per una seconda votazione, la proposta che ha registrato la quota maggiore. Più nel dettaglio, a partire dal 28 febbraio, riprenderanno le votazioni per decidere se accettare oppure no il piano del gruppo molisano per soddisfare parzialmente i creditori e proseguire l’attività aziendale. Se non dovesse passare con le maggioranze previste dalla legge fallimentare (va detto che influisce il «peso» del voto negativo dell’Agenzia delle Entrate, cui si aggiungerà probabilmente quello di Ladisa, anch’essa creditrice di Kentron), lo spettro del default sarebbe dietro l’angolo.

 

 

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