Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Vivilasanità – A colloquio con Vincenzo Gigantelli Presidente CARD Puglia – La centralità ineludibile del Distretto

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Vivilasanità – Collaborazioni interprofessionali e opportunità per la Puglia – A colloquio con Vincenzo Gigantelli Presidente CARD Puglia

 

Rafforzare la rete territoriale a difesa della salute delle persone assistite

 

La centralità ineludibile del Distretto

Siamo nella fase 2 e il virus con l’emergenza pandemica determinata dal COVID 19 ha condizionato pesantemente la vita degli italiani. Con il Presidente della CARD Puglia Vincenzo Gigantelli, affrontiamo le tematiche relative alla necessaria riorganizzazione territoriale che coinvolge  i Distretti Socio Sanitari, in un ruolo che esce rafforzato e che necessità di ulteriori risorse umane e strumentali. Il Decreto “Rilancio” ha previsto ingenti risorse per le attività del Territorio. Ma in che modo saranno organizzati i nuovi servizi?

Dott. Vincenzo Gigantelli, in che modo il Covid 19 ha condizionato anche le attività dei Distretti sanitari?

 

 

 

 

“L’emergenza pandemica determinata dal COVID 19 ha, in un tempo molto breve, determinato un profondo cambiamento nel nostro modo di vivere e di socializzare, mostrandoci la forza  rivoluzionaria  – ha affermato il Dott. Gigantelli – di un nemico invisibile e di come possa condizionare in termini di cambiamento gli stili di vita che ritenevamo immodificabili.

Il virus ha mostrato altresì i limiti della nostra sicurezza, e ci ha trovati impreparati nell’affrontare la gestione di questa emergenza.

Quanto avvenuto, nel volgere di  pochi mesi, ci ha fatto sperimentare, nella fase 1 ,  la “chiusura totale” con limitazione alla nostra libertà ma a salvaguardia e a tutela della salute individuale e collettiva mentre si garantivano in sanità le urgenze e le situazioni indifferibili.

Oggi, nell’affrontare la cosiddetta fase 2, che prevede adeguamenti organizzativi  ed innovativi che rendono ancora più visibile e stabile quanto accaduto, si sente  forte la necessità di pianificare il futuro anche per gli aspetti di organizzazione sanitaria.

Se nella fase 1 dell’emergenza il protagonista indiscusso è stato l’Ospedale con la sua riorganizzazione ed adeguamento in reparti COVID e non COVID, nella Fase 2 il protagonista dell’assistenza sarà il territorio ed in particolare il Distretto Socio Sanitario  inteso  quale fulcro della assistenza  e della continuità assistenziale da garantire ai Cittadini. Infatti le regioni operano soprattutto in tal senso per adeguare le direttive alle situazioni locali, garantendo ai cittadini gli stessi livelli di assistenza.

In queste due fasi si è potuto sperimentare come l’organizzazione del SSN deve mantenere un giusto equilibrio fra “medicina del territorio” e “medicina ospedaliera”, l’una o l’altra intervengono sulla cura della malattia e del malato,  in momenti diversi,  a seconda della fase, acuta o cronica,  e nel momento appropriato cercando di creare,  tra le “due medicine” una sorta di continuità di presa in carico del paziente sia pure in settings differenti, e ciò può avvenire grazie ad una comunicazione interprofessionale efficace e tecnologica. In sanità, i MMG in collaborazione stretta con gli specialisti territoriali hanno il compito di esercitare una azione di  filtro, per evitare che i pazienti finiscano in ospedale senza una reale necessità. Per raggiungere questo fine si deve operare in due direzioni: la prima, volta a promuovere principi di prevenzione, e migliori stili di vita, che rappresentano la base della sostenibilità del SSN; e, la  seconda, occupandosi della cronicità e delle malattie che non richiedono necessariamente un ricovero ospedaliero”.

Sia la medicina del territorio sia la medicina ospedaliera operano sulla base della evidenza scientifica, sorretta da una ricerca clinica,  da una formazione e da una informazione continua tale da tener conto in tempo reale dei rapidi cambiamenti della medicina moderna. Inoltre, ritengo, che l’informazione e la formazione costanti avranno un ruolo determinante nel consentire che la medicina sia basata sulle conoscenze scientifiche senza cedere a logiche di mercato.

In questa ottica il recente D.L. Rilancio, prevede, per l’anno 2020, di rafforzare l’offerta sanitaria e sociosanitaria territoriale, necessaria a fronteggiare l’emergenza epidemiologica conseguente alla diffusione del COVID 19 soprattutto in una fase di progressivo allentamento delle misure di distanziamento sociale, con l’obiettivo di implementare e rafforzare un solido sistema di accertamento diagnostico, monitoraggio e sorveglianza sanitaria di eventuali focolai di trasmissione del virus”.

Il Decreto “Rilancio” ha previsto somme rilevanti anche per il “Territorio” e di conseguenza per i Distretti. Come vi muoverete?

 

“Il Decreto “Rilancio”, approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 maggio, ha dato una forte accelerazione al potenziamento del SSN  – ha sottolineato il Presidente della CARD Puglia – prevedendo l’assegnazione di rilevanti risorse. Si pensi che su complessivi 3250 milioni previsti per la sanità, ben 1255 sono stati assegnati direttamente al “territorio”, prevedendo 179 milioni per la rete territoriale COVID e 734 milioni  per il potenziamento dell’assistenza domiciliare.  Altre ingenti risorse sono previste per per l’assunzione degli infermieri di comunità a “supporto della medicina di famiglia”. Per l’utilizzo di questi fondi, le Regioni dovranno adottare dei Piani di potenziamento e di riorganizzazione della rete territoriale. In mancanza di dettagli applicativi e considerando l’assenza di un serio coordinamento fra le stesse Regioni, è concreto il rischio di avere ancora una volta risposte operative fortemente diversificate nei tempi e nelle modalità, incrementando così il divario organizzativo e le disuguaglianze di salute.

Si punta quindi su “Piani di assistenza territoriale” e su specifici “Programmi operativi” per organizzare, in collaborazione tra i diversi attori del territorio (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici di continuità assistenziale, specialisti ambulatoriali, medici delle USCA, igienisti e medici della organizzazione territoriale) attività di sorveglianza attiva e di monitoraggio presso le strutture territoriali, in specie residenze sanitarie assistite e assimilabili, anche garantendo la collaborazione e la consulenza di medici specialisti in relazione alle esigenze di salute delle persone assistite. La medicina del Servizio Sanitario Nazionale, concepita in senso unitario,  è consapevole degli stretti rapporti che esistono fra la salute e le condizioni socio-economiche della popolazione, la situazione ambientale e culturale.

In altri termini,  si punta a rafforzare la rete territoriale che ha mostrato, in molti ambiti, durante questa emergenza pandemica, numerosi punti di debolezza e disfunzioni anche a carico della organizzazione sanitaria distrettuale”.

C’è da assumersi una grande responsabilità per meglio rispondere ai nuovi bisogni del territorio?

 

“Non sarà più tollerabile, nel prossimo futuro post-pandemico, avere diversità di azione e di organizzazione sia tra le varie regioni sia – purtroppo- tra territori della stessa regione o perfino della stessa Asl .

Dobbiamo tutti quanti – ha asserito il Dott. Gigantelli –  farci carico della necessità di rilanciare la sanità territoriale potenziandola per davvero e uniformandola su tutto il territorio nazionale per evitare,  in tal modo,  disuguaglianze nella capacità di presa in carico del  cittadino e di soddisfacimento dei suoi bisogni.

Tutti abbiamo diritto alla salute e alle valide offerte di cura del nostro SSN ovunque viviamo e in qualsiasi regione operiamo.

Va, pertanto, organizzato e orientato al meglio il lavoro in sanità,  in modo da essere pronti ad affrontare eventuali nuove emergenze, potenziando  il ruolo del Distretto Socio Sanitario per offrire in sicurezza, e con nuove modalità assistenziali, una valida, sicura e appropriata alternativa all’Ospedale, garantendo le cure  territoriali e domiciliari soprattutto per le patologie croniche, disabilitanti e per i cosiddetti “pazienti fragili””.

 

Con quali modalità intendete organizzare i nuovi servizi rivolti al cittadino?

 

“Tutto ciò si deve realizzare subito e attraverso i team multidisciplinari e multiprofessionali afferenti al Distretto che vede la sua principale missione nel mettere al centro la migliore cura per il paziente trattandolo preferenzialmente nel suo domicilio.  In questa fase dell’epidemia tutti i professionisti dovranno adeguatamente concorrere per garantire interventi complessi, garantendo in primis l’integrazione operativa. Trattasi di un’operazione che può essere vincente solo con l’adesione convinta di tutti gli attori, dai professionisti ai decisori politici e alle comunità locali, dalle istituzioni accademiche agli amministratori che, mettendo da parte logiche corporative e settoriali, nel convincimento che è indispensabile prevedere nel prossimo futuro anche interventi normativi e di modifica dei numerosi Accordi Collettivi Nazionali per costituire le basi di una reale rete d’integrazione secondo logiche di Sanità Pubblica.

Se questo non avverrà,  e sarà quindi nuovamente perpetuata dalle Regioni e dalle Aziende sanitarie l’insensato esercizio della competenza sull’organizzazione privilegiando modelli in contrasto con le necessità assistenziali e inefficaci in termini di salute collettiva, difficilmente si potrà gestire efficacemente l’intervento sanitario nella fase 2, e successive, dell’epidemia”. Asserisce Gigantelli: “Adesso è indispensabile un cambio di rotta per assegnare al Distretto e al Dipartimento di Prevenzione il ruolo di gestione di questo intervento sanitario. Adesso o mai più!”

Occorre creare sempre una vera rete continua tra Ospedale e Territorio, con una integrazione organizzativa e  professionale che rappresenti il  punto chiave del nostro sistema sanitario globale”.

La vostra Associazione ha elaborato un documento con il quale si evidenzia la centralità ineludibile del Distretto.

 

“Vi invito ad approfondire il  documento elaborato da CARD Italia, nel quale si sostiene la centralità ineludibile del Distretto quale prima articolazione operativa “del sistema territorio”.

La nostra CARD,  quale Società scientifica Nazionale,  ha con questo documento unitario, inteso mettere  in luce i temi cardine dai quali ripartire per aprire un nuovo, più ampio dibattito tra tutti coloro che, in vario modo e a vario titolo, agiscono sul tema salute in favore dei cittadini.

I principi fondamentali della “community care”, che dovrà assumere prevalenza rispetto alla attuale “individual care”, come da noi sempre sostenuto si individua nelle seguenti parole chiave: integrazione,   domiciliarità,   continuità,   prossimità, pro attività,   tempestività.

Il “Distretto innovato” agisce in base a densità abitativa, mobilità dei residenti nei territori e tra i territori, culture e abitudini sociali e individuali, di uso dei servizi (negli aspetti di accesso e fruizione). Il Distretto così ben ancorato al “suo” territorio diventa l’unità di riferimento e luogo ideale per porre in continuità intelligente epidemiologia e prevenzione, cure “giuste” nei “luoghi e tempi giusti” per specificità, intensità, capacità e competenza.

 

Sarà necessaria anche potenziare la rete informatica dei Distretti per meglio rispondere con tempestività alle nuove esigenze del territorio?

 

“E per passare  dalle parole ai fatti ritengo  indispensabile dover puntare sull’ammodernamento informatico, in quanto l’uso della tecnologia sarà sempre più alla portata di tutti, e perchè , così come abbiamo sperimentato per necessità in questi mesi,  le potenzialità dei sistemi informatici consentono lo svolgimento più rapido di alcuni atti anche da remoto, quali  pratiche e tecniche di telemedicina e di teleconsulto oltre che di assistenza amministrativa in smart working.

Queste azioni indicate come priorità, rientrano nelle linee di indirizzo ministeriali emanate di recente, mi riferisco  alla Circolare del Ministero della Salute prot. 7865 del 25/3/2020, e rappresentano una valida opportunità di sperimentare “iniziative di coordinamento per l’utilizzo della ICT nell’emergenza” ricorrendo alla telemedicina e alla teleassistenza in ambito domiciliare, residenziale sia per patologie COVID-19 sia per altre patologie croniche.

Il Distretto nel suo insieme, ed in particolare nelle forme avanzate di assistenza deve essere dotato di attrezzatura e connessioni tecnologiche utili alla realizzazione di forme di telemedicina, teleconsulto, telecontrollo. Collega quindi i livelli generalisti e specialistici territoriali con quelli ospedalieri di riferimento del territorio servito. I team multidisciplinari possono così  assicurare ovunque cure domiciliari e residenziali di elevata qualità, continuative nella presa in carico, coordinate con gli specialisti, fortemente basate su un nursing pivot delle situazioni di fragilità, pronte ad arricchirsi di valenze riabilitative, di educazione ed empowerment/valorizzazione, abili nel riequilibrarsi con le cure informali del contesto familiare”.

“Tale lavoro sempre in team in collaborazione “informatica” rende possibile un vero governo del territorio e la valutazione degli esiti degli interventi, così da misurare l’attività di ogni operatore coinvolto. Non c’è più tempo per rimandare la realizzazione di una completa informatizzazione dei servizi territoriali. Occorrono piattaforme integrate per la gestione pro-attiva dei malati cronici che consentano la verifica a distanza (video-telefonica) delle condizioni di salute dell’assistito, che diano la possibilità di intercettare precocemente gli aggravamenti e offrire ai pazienti il supporto continuativo dell’ascolto e dell’educazione terapeutica, dell’aderenza alle terapie e dell’eventuale insorgenza di eventi avversi. Inoltre, sono essenziali per il telemonitoraggio: a) la cartella informatizzata individuale (diversa dal FSE), accessibile a tutti gli attori di cura (del territorio, anche informali, e necessariamente dell’ospedale); b) i dispositivi per il controllo in remoto di parametri vitali ed ambientali; c) i software che registrano la prestazioni erogate, ormai già tariffate in alcune Regioni, e che danno accesso a tutti i data base epidemiologici (indispensabili per seguire l’andamento dell’epidemia).

 

Il Distretto dovrà garantire i cosiddetti percorsi di cura?

 

“L’intervento sanitario nella fase 2 dell’epidemia si dovrà sviluppare nelle prossime settimane prevalentemente sul territorio applicando, come suggerisce anche il Governo, la strategia delle tre T “Testare, Tracciare, Trattare”. Solo se sarà presente una rete assistenziale integrata, completa, omogenea, costituita da professionisti sanitari esperti in Sanità Pubblica, si potranno dare risposte assistenziali efficaci. Questa rete già esiste ed è composta dai Distretti e dai Dipartimenti di Prevenzione, e a questa rete bisogna fare riferimento per lo sviluppo dell’attività assistenziale prevista dal Decreto Rilancio.”

“Il Distretto, infine, deve essere garante della esatta definizione dei percorsi di cura e dei  protocolli organizzativi in grado di attuare quanto detto. E’ questa la sfida che ci attende e da questa consapevolezza occorre ripartire”.

 

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