Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Italia in grave ritardo su Pa e appalti

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Marchitelli sex

«Le inefficienze nella pubblica amministrazione influenzano fortemente la competitività dell’Italia e ostacolano altresì l’attuazione di nuove riforme. Il contesto imprenditoriale italiano è soggetto a procedure lunghe e complesse. La gestione inefficiente dei fondi dell’Ue nell’Italia meridionale e il coordinamento poco chiaro delle responsabilità tra i vari dipartimenti del Governo sono altresì dannosi per le finanze pubbliche».
È quanto emerge sull’Italia nell’ultimo rapporto 2015 “Small Business Act” (Sba) della Commissione europea , uno degli strumenti utilizzati dal 2008 per valutare su base annua le iniziative dei paesi Ue a sostegno delle micro, piccole e medie imprese.
Secondo l’analisi pubblicata da Bruxelles il 19 novembre scorso, «le difficoltà sollevate dalle imprese nel corso degli anni rimangono essenzialmente immutate» e a pesare per l’Italia, in una prospettiva che entro il 2016 ipotizza un calo dell’occupazione delle Pmi del 4% sul 2014, sono soprattutto due punti critici su tutti: la Pubblica amministrazione e la burocrazia.
Aiuti di Stato e appalti pubblici
Secondo lo studio, «suscitano le maggiori preoccupazioni» i capitoli «aiuti di Stato e appalti pubblici» e «accesso ai finanziamenti». Come spiegato, «la posizione dell’Italia in questo settore è la peggiore di tutti i paesi dell’Ue. Ciò è principalmente dovuto alla situazione critica nel settore dei ritardi di pagamento. È altresì preoccupante che l’amministrazione non possa stare al passo con altri paesi dell’Ue riducendo al loro stesso ritmo i ritardi di pagamento».
In tema di appalti pubblici, la forbice è netta: anche se la percentuale di imprese che vi partecipano è superiore alla media Ue (48% contro 37% nel 2013), del totale delle gare pubbliche solo il 20% è assegnato a Pmi contro il 29% della media europea; il ritardo medio dei pagamenti della Pa è invece di 85 giorni contro i circa 28 del dato Ue (27,92, dato 2014); inoltre, la percentuale di imprese che invia offerte attraverso un sistema di appalto elettronico è inferiore di quasi il 4% rispetto alla media (8,94% contro 12,85%, dato 2013).
Le gare
Il rapporto Sba sottolinea che in tema di gare «è ancora necessario un miglioramento sistematico», e in particolare come «il ricorso a centrali di committenza potrebbe migliorare gli appalti, garantendo pertanto risparmi per le finanze pubbliche» e i bandi «dovrebbero essere migliorati in maniera sistematica applicando l’acquisto centrale e gli appalti elettronici». In ogni caso lo studio segnala i “correttivi” introdotti dal decreto legge 90/2014, in particolare il «soccorso istruttorio» che ha modificato le norme del Codice degli appalti (articoli 2-bis e 38 del Dlgs 163/2006) consentendo regolarizzazioni – a determinate condizioni – di irregolarità o dichiarazioni incomplete presentata dalle imprese, e la nuova attività di prevenzione avviata con l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac).
La burocrazia
Nel capitolo sul ruolo della Pa – «amministrazione attenta alle necessità delle Pmi» – il peso della burocrazia mette in ombra tutto il resto: fissato a 7 il valore massimo per una macchina amministrativa considerata “leggera”, la burocrazia in Italia pesa per 1,9 punti contro 3,22 della media Ue (dato 2014), anche se serve minor tempo per avviare un’impresa (1 giorno contro i 3,53 Ue), una quota più bassa di capitale minimo versato in rapporto al reddito pro-capite (0 contro 11,26 Ue), e meno giorni per il trasferimento di proprietà (16 contro i 25,57 Ue).

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