Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

È venuto meno il rispetto per il medico

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Il termine Dirigenza ha trasformato molti di noi medici in una figura professionale ibrida stretta tra un eccesso di vincoli burocratici e opportunità gestionali inesistenti.

 

di Luciano Cifaldi*

 

Le sempre più gravose incombenze burocratiche possono compromettere l’assistenza al malato in considerazione del tempo che il medico trascorre occupandosi di scartoffie.

 

Non è una domanda ma una affermazione e non mi riferisco alle attività amministrative strettamente collegate alla attività clinica, quali ad esempio la predisposizione dei turni di servizio, in carico alle figure apicali, oppure la corretta tenuta della cartella clinica anche ai fini delle imputazioni contabili relative ai DRG.

 

Faccio invece riferimento ad una serie di attività amministrative per le quali potremmo ironicamente parlare di mobbing burocratico se non fosse che di ironico c’è davvero molto poco: incombenze amministrative legate alla legge sulla privacy, la rendicontazione delle prestazioni eseguite e della produttività, il sistema qualità, il benessere organizzativo, i corsi obbligatori sull’antincendio.

 

E poi corsi di formazione manageriale in ambito sanitario per ottenere l’attestato manageriale in ambito sanitario secondo quanto previsto dagli artt. 15 e 16 quinquies del D.Lgs. 502/1992 e ss.mm.ii., dell’art.7 del D.P.R. 484/1997, nonché dell’accordo tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 10/07/2003 e e ss.mm.ii.
Che vuol dire?

 

Significa che, con riferimento alla normativa richiamata, il possesso dell’attestato di formazione manageriale è requisito per i direttori di struttura complessa e deve essere conseguito anche dopo l’assunzione dell’incarico, entro i dodici mesi successivi o comunque partecipando al primo corso utile organizzato o riconosciuto dalla Regione.

 

E più si sale nella scala gerarchica, assumendo il ruolo di direttori di struttura o di dipartimento, e meno tempo si ha nella giornata per dedicarsi ai malati.

 

Benissimo dirà qualcuno, medico e manager. Manager di cosa?

 

L’esperienza ha dimostrato che gli spazi di autentica managerialità sono estremamente ridotti e ci si ritrova ad imitare un ruolo che non ci appartiene.

 

L’evidenza degli ultimi venti anni ha però dimostrato anche una pericolosa riduzione del tempo dedicato al malato ed un incremento delle attività burocratiche e di marketing personale inteso come attività di autopromozione agli occhi della direzione strategica.

 

Il termine Dirigenza ha trasformato molti di noi medici in una figura professionale ibrida stretta tra un eccesso di vincoli burocratici e opportunità gestionali inesistenti. Anche questo percorso economicista ha contribuito di fatto ad allontanarci dal malato.

 

In maniera figurata, ma non troppo, potremmo dire che man mano che ci allontanavamo dal letto del malato in realtà era la nostra figura in camice bianco che si allontanava dalla persona, ciò ha prodotto una alterata percezione che i cittadini hanno della nostra professione.

 

Da qui a vedere impoverita la nostra immagine nel sentimento collettivo, a finire nel tritacarne mediatico nei casi di presunta malasanità, a vederci aggrediti nel nostro vivere professionale quotidiano il passo è stato molto corto.

 

In sintesi: è venuto meno il rispetto per il medico.

 

E questa è una constatazione non già una affermazione di tono corporativista che comunque dovrebbe portare noi medici a chiederci se siamo stati solo vittime o anche complici.

 

Molte tra le attività che oggi sono attribuite ai medici, ed in particolare ai direttori di unità operativa, potrebbero essere affidate ad un dipendente del ruolo amministrativo risultandone anche un beneficio economico considerato il minore costo rispetto ad un medico che, non più distolto da incombenze pseudogestionali, potrebbe dedicarsi quasi esclusivamente ad attività di diagnosi e cura.

Per fortuna forse sta volgendo al termine la sbornia economicista nella sanità dove i temi economici hanno sopravanzato i temi dell’assistenza e  della equità nell’accesso alle cure.

Magari sarebbe cosa utile sviluppare un confronto su questo tema.

*segretario generale Cisl medici Lazio

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