Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Sanità in Emilia Romagna: L’eccellenza passa per la complementarietà tra pubblico e privato

Stefano Bonaccini - Presidente Conferenza Stato-Regioni
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È quanto emerge dal rapporto Nomisma “Riorganizzazione del sistema sanitario. Il ruolo dell’ospedalità privata in Emilia-Romagna”.

La sanità emiliano romagnola può vantare il raggiungimento di elevati standard qualitativi, confermandosi uno dei contesti regionali più virtuosi del nostro Paese.

 

L’analisi condotta da Nomisma, presentata in occasione del convegno “Sanità, welfare e innovazione” organizzato da Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata) Emilia-Romagna e da Nomisma  svoltosi oggi a Bologna,  ha evidenziato come questo risultato sia stato possibile grazie a una proficua collaborazione e integrazione tra il sistema pubblico e quello privato che ha saputo fornire prestazioni mediche in maniera efficiente e con standard qualitativi elevati.

 

“Nella regione” evidenzia Nomisma “si contano 99 strutture fra pubbliche e private accreditate: 1 azienda ospedaliera, 4 aziende ospedaliero-universitarie, 4 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), 45 aziende USL, 45 strutture private accreditate con il Sistema Sanitario Nazionale.

 

In totale la regione offre oltre 18.000 posti letto di cui il 75% in strutture pubbliche e il restante 25% in strutture private per attività a carico del SSN.

 

Per ogni 100 abitanti risultano dunque a disposizione 3,97 posti letto (3,07 negli ospedali pubblici e 0,90 negli ospedali privati accreditati).

 

Rispetto al 2009 si evidenzia una contrazione del numero di dimissioni che riguarda sia il pubblico (-14,1%) sia, anche se in misura minore, il privato accreditato (-1,1%).

 

L’affiancamento fra l’iniziativa e le competenze del pubblico e l’ospedalità privata regionale, economicamente solida e con buone capacità gestionali e di investimento, ha permesso lo sviluppo e il consolidamento di un modello di offerta variegato e complementare.

 

Una complementarietà che emerge in maniera evidente se si guarda alla differenziazione delle prestazioni offerte, testimoniata in primo luogo dalla diversità di avvio dei percorsi di ospedalizzazione nell’ambito delle strutture pubbliche e di quelle private.

 

Se nel primo caso la quota preponderante di ricoveri (39,5%) avviene per ricorso diretto (pronto soccorso), per gli istituti privati accreditati, circa 3 pazienti su 4 (74,5%) arrivano su richiesta di ricovero formulata dal medico di base, mentre l’11,5% viene trasferito da altro istituto pubblico (verosimilmente trasferimenti per terapie riabilitative o lungodegenza) e l’8,9% viene ricoverato tramite ricorso diretto (dal pronto soccorso di un ospedale pubblico).

 

Le discipline, nelle quali il contributo del privato al sistema regionale è preponderante (con circa il 70% dei casi in regione), riguardano pazienti che necessitano percorsi di recupero motorio, cognitivo e riabilitativo oltreché di interventi in ambito cardiochirurgico.

 

Percentuali ragguardevoli, sebbene inferiori al 50%, riguardano anche le discipline di lungodegenza (41,9%), ortopedia e traumatologia (40,5%) e psichiatria (30,6%). Un vero e proprio modello sinergico” sottolinea Nomisma “che ha portato a importanti risultati nei campi della cardiochirurgia, della psichiatria e del post-acuzie – nei quali tramite le alleanze pubbliche-private si è riusciti ad abbattere i tempi delle liste di attesa per esami e visite specialistiche (il 95% di prime visite ed esami diagnostici sono garantiti entro i tempi previsti).

 

Tutto questo ha fatto dell’Emilia-Romagna uno dei principali poli di attrazione in ambito sanitario.

 

Negli ospedali privati accreditati emiliano romagnoli il 56,4% dei pazienti proviene dal bacino di utenza dell’azienda stessa, a fronte della quota dell’82,5% riferita alle aziende pubbliche USL e del 76% relativa alle Aziende Ospedaliere: nel privato accreditato ben 3 dimessi su 10 sono residenti fuori regione o all’estero.

 

Nel dettaglio, dalle strutture pubbliche e private convenzionate regionali nel 2016 sono stati dimessi 105.715 pazienti residenti in altre regioni e all’estero (-7,8% rispetto al 2009), 57.429 da strutture pubbliche, il restante 48.286 da strutture private accreditate.

 

Dal 2009, i dimessi extra regionali degli ospedali privati accreditati sono cresciuti del 16,8%, mentre negli istituti pubblici si è registrata una contrazione pari al 20,8%. Conseguentemente, la quota percentuale di dimessi extraregionali assorbita dal privato accreditato è passata dal 36,3% del 2009 al 45,7% del 2016.

 

I profondi mutamenti epidemiologici e strutturali della popolazione si incrociano con un clima economico che pone al primo posto rigore nei conti ed efficientamento della spesa.

 

Ciò sta spingendo già da tempo il sistema emiliano-romagnolo ad impegnarsi in un profondo ripensamento dei modelli di offerta che sottenda a una diversa visione delle modalità di erogazione della cura stessa.

 

La tendenza è quella di strutturare un insieme di presidi e nodi in grado di avvicinare la cura al territorio, ovvero direzionare, nella fase non acuta, il cittadino in strutture diverse dall’ospedale.

 

Si tratta di un percorso, sotto determinati aspetti, incontrovertibile che vede la Regione Emilia-Romagna punto di riferimento per una nuova interpretazione dei modelli di erogazione della cura. Ciò ha portato la Regione” conclude Nomisma “a un’incidenza della spesa sanitaria legata all’ospedale al 41% contro una media nazionale superiore di circa 10 punti percentuali”.

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